Spalletti come Scaloni?

Leo Turrini

Almeno, fateci divertire! No, dico, siamo stati quasi due mesi senza serie A. E senza Mondiale, per colpa di una Nazionale che, continua a ripetere tra l’incredulità generale il ct Mancini, avrebbe potuto addirittura alzare la Coppa in Qatar. Se solo si fosse qualificata, eh (tra parentesi e come avviso ai naviganti, sarà qui ricordato che nel 2026 il torneo iridato sarà aperto a 48 squadre, dunque stare a casa sarebbe ancor più imbarazzante. Chiusa parentesi).

Ma lasciamo stare le facili e magari ingenerose ironie. Torna il campionato. Che da decenni ha smesso di essere il più bello sulla faccia della terra, d’accordo. Però, obietterebbe Winston Churchill, è l’unico campionato che abbiamo. Andrebbe difeso dagli speculatori finanziari, dovrebbe godere di stadi moderni e funzionali, infine non guasterebbe uno spettacolo tecnicamente più brillante: vasto programma, dichiarerebbe il generale De Gaulle.

Ma insomma, alla ripartenza le cose stanno così. Al Napoli si presenta una occasione unica, in quella che sembra la stagione degli eredi di Diego Armando Maradona.

Fino alla sosta iridata, gli uomini di Spalletti hanno dominato per forma e sostanza. Hanno proposto, anche in Champions, un calcio di qualità superiore.

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