Sostituzioni, errori e nervosismo, da Vidal a Sanchez come è difficile gestire turnover e difficoltà del club

di Mattia Todisco

La sconfitta contro la Juventus ha lasciato qualche strascico in casa nerazzurra. Nervosismo, rabbia per aver regalato un rigore e un gol a porta vuota a Ronaldo per un’incomprensione tra Bastoni e Handanovic. "Errori che capitano, peccato fosse una semifinale", le parole con cui Antonio Conte ha provato a giustificare i suoi a fine partita. Chiaro che la battuta d’arresto bruci, anche se c’è ancora una partita di ritorno da disputare. Al di là degli infortuni tecnici come quello sul secondo gol del portoghese, c’è una percentuale di realizzazione rispetto alle occasioni create che continua ad essere bassa e che difficilmente poteva crescere in una partita in cui mancavano all’appello 26 gol.

Sono quelli di Lukaku e Hakimi messi insieme, entrambi erano squalificati e potranno dare il proprio apporto nella doppia sfida soltanto al ritorno, sempre che la Procura Federale non decida di aumentare le giornate di stop ai danni del belga per lo screzio avuto con Ibra nel corso dell’ultimo derby.

Il sostituto del belga, Alexis Sanchez, ha confermato una certa idiosincrasia con la rete. Lo scorso anno aveva mascherato i dati un po’ deludenti in fase realizzativa con un numero molto alto di assist, quest’anno non sta riuscendo a incidere in alcuna delle due voci più importanti per un uomo del reparto offensivo. Conte ha provato a spronarlo, definendo "impietosi" i numeri dell’attacco.

In effetti, dietro a Lukaku e Martinez, ci sono il cileno e Pinamonti, mai titolare in cinque sporadiche presenze e a cui poco si può rimproverare per non aver ancora centrato il bersaglio. Sanchez potrebbe avere una nuova chance domani a Firenze in virtù della squalifica che lo colpirà martedì contro la Juventus e che riguarderà anche il connazionale Vidal. Altro elemento su cui si sono accesi i riflettori martedì non per un gol o per una giocata di fino, ma per le plateali proteste verso il proprio allenatore dopo il cambio ordinato a metà ripresa. "Esce sempre il 22", ha esclamato con sguardo torvo. Vista da fuori, una sostituzione che ci stava: il "guerriero" sembra aver perso smalto quest’anno, salvo sporadiche apparizioni (una proprio contro la Juventus in campionato) e in quel momento serviva un giocatore più offensivo come il subentrato Eriksen. Inoltre le presenze stagionali dell’ex blaugrana sono già 25, non proprio quelle di un panchinaro, sebbene l’apporto non sia stato scintillante.