Martedì 16 Aprile 2024

Sos calcio: "Un tetto agli ingaggi o è la fine"

L’ad dell’Inter Antonello: "Sistema non più sostenibile". Bilanci sempre più in rosso: Roma -242 milioni, Milan -195, Juve -71,4

di Mattia Todisco

Il calcio italiano lancia l’ennesimo allarme, stavolta per bocca di Alessandro Antonello, uno dei due amministratori delegati dell’Inter. "Serve una riforma per il taglio degli stipendi, altrimenti è difficile pensare al futuro – afferma durante un forum organizzato da Rcs Academy –. Gli ingaggi erano un problema anche prima della pandemia e su questo è giusto fare autocritica, ma oggi la situazione è diventata insostenibile. Il costo del lavoro sfiora il 7080%, nessuna industria può reggere con certi dati". La soluzione, per Antonello, è che si affronti il problema a livello europeo, cercando di essere più flessibili, magari introducendo un salary cap, ma ovviamente è qualcosa che deve valere per tutti in modo da non creare squilibri con le altre contendenti di Spagna, Inghilterra, Francia, Germania. Entrando nel caso specifico dell’Inter, il Ceo ha assicurato che la strategia a medio-lungo termine non cambierà, ma già nell’ultimo mercato gli effetti della pandemia si sono visti eccome: tolto l’affare Hakimi, impostato molto tempo prima dell’avvio del mercato, le restanti operazioni sono state al risparmio e anche a gennaio (per i nerazzurri e per tutte le altre squadre) la campagna acquisti-cessioni sarà improntata sugli scambi o sul vendere per comprare. I bilanci non consentono altre strade. Come ha dichiarato Andrea Agnelli alcune settimane fa, le stime dicono che nei prossimi due anni si perderanno circa 4 miliardi di ricavi e il 90% di questi riguarderà proprio i club. Per questo la Serie A ha brindato, giustamente, nel momento in cui ha trovato nei fondi di investimento a cui è stato appena dato il benvenuto un introito complessivo da 1,7 miliardi più 1,2 miliardi come ulteriore linea di credito. In compenso non ci sono ancora alle viste accordi con il governo per ridurre o rimandare determinate scadenze fiscali che pesano enormemente in un’annata senza ricavi da botteghino, con una battaglia legale in corso per avere l’ultima rata dello scorso anno dai broadcaster e gli sponsor che investono sempre meno. Ogni società ha avuto riscontri differenti dalla pandemia, ma non c’è esercizio che non abbia sofferto pesantemente determinate ricadute. L’Inter è passata da -48,3 milioni del 30 giugno 2019 a -100 milioni nel bilancio che verrà approvato in via definitiva dall’assemblea dei soci in programma tra qualche giorno, questo nonostante la cessione di Icardi al Paris Saint-Germain e un mercato, come detto, più "abbottonato" rispetto all’estate precedente. I ricavi tra il commerciale e i diritti tv sono calati di circa 60 milioni (da 291 a 230) in una stagione nella quale, senza la pandemia, sarebbero probabilmente cresciuti sulla spinta di una nuova stagione in Champions, con una finale di Europa League raggiunta e stelle come Lukaku, Sanchez ed Eriksen a fare da traino anche a livello d’immagine. C’è chi sta molto peggio, la Roma è arrivata a -242 milioni ed è il caso più eclatante, il Milan a -195, la stessa Juventus viaggia a -71,4 milioni. Trovare soluzioni serve a tutti ed è un’urgenza non rimandabile.