Mercoledì 24 Aprile 2024

Sofia, scatto olimpico: Pechino più vicina

La fiducia di Goggia sui social dopo la terribile caduta di Cortina: la fuoriclasse dello sci lavora duro per il sogno a cinque cerchi

Migration

di Paolo Grilli

Bastano quattro parole e una foto per riaccendere i sogni dei tifosi. Cinque elementi per i cinque cerchi. Sofia Goggia manda un tweet che è un manifesto della sua tempra di fuoriclasse, e anche se la sua partecipazione a Pechino resta in bilico, c’è uno scatto deciso sul fronte della fiducia. "Work molto in progress", scrive la bergamasca a corredo di una foto che la vede faticare in palestra (la ’Magnitudo’ di Verona) con il ginocchio sinistro, quello maltrattato dalla caduta di domenica scorsa a Cortina, fasciato da un cinturino ortopedico ma piegato senza apparenti problemi nel corso di un esercizio. Le due emoticon che completano il messaggio, un cuore e una faccina sorridente (su Instagram sono invece sempre un cuore e una tigre), impreziosiscono il quadro. Siamo così a sette elementi. Come le sette vite di Sofia, campionessa che tutto può concepire tranne che il riposo sugli allori. Campionessa olimpica di discesa la è già: ma non sarà il ruzzolone a 100 all’ora a spegnere il desiderio del bis. Un anno fa un’altra caduta l’aveva privata della vetrina dei Mondiali, un doppio forfait sarebbe troppo.

Nonostante la lesione parziale del legamento crociato condita da una piccola frattura del perone, Goggia riesce a rivedere il sereno. E noi con lei. Subito dopo l’infortunio, l’umore di Sofia era sprofondato, ed era subentrata anche un po’ di rassegnazione pur mitigata dalla fede. "Se è il piano di Dio, lo accetto", aveva scritto la 29enne stella dello sci sei giorni fa. Era però già iniziato il piano di recupero al Fisiocenter di Bagnolo San Vito (Mantova), con il 15 febbraio, data della discesa olimpica, fissato all’orizzonte con ancora le tetre sembianze di un miraggio. Ma il cuore della campionessa è tornato a battere ai suoi ritmi, la mente dice che la Cina... non è poi lontana. Anche esserci, a Pechino, sarebbe favoloso. E possiamo già ringraziare Sofia per il fatto di insegnarci cosa siano il coraggio e la speranza.