di Paolo Franci Chissà, magari tra una trentina d’anni uscirà un film su quella finale Slam che li ha messi uno contro l’altro, Jannik e Matteo. O sulla loro rivalità leggendaria. Tipo ‘Borg McEnroe’ o lo straordinario ‘Rush’ sui duelli non solo in pista tra Niki Lauda e James Hunt. D’altra parte a chi non piace il dualismo? Noi ne abbiamo avuti e ancora ne parliamo: Coppi-Bartali, Moser-Saronni, Mazzola-Rivera, Valentino Rossi e Max Biaggi. Eppoi, fuori dai nostri confini: Ronaldo e Messi, Alì e Frazier oppure ‘Magic’ Johnson-Larry Bird. Ecco, l’augurio è che Jannik Sinner e Matteo Berrettini possano arrivare a una rivalità piena di gloria come quella dei due cestisti americani, spietatamente ‘nemici’ fin dai tempi del college, ma amici fuori dal campo seppure così diversi tra loro: Magic spavaldo e guascone, Larry timido e riservato. Ecco, l’augurio è che i due ne combinino talmente tante, di buone, di tutti i colori e di tutte le superfici, da ritrovarsi tra un bel po’ rinchiusi dentro ad una pellicola che, senza troppa fantasia, potrebbe intitolarsi ‘Ace’: asso, ma anche servizio vincente. Per adesso Sinner e Berrettini si sono conquistati un pezzo di storia del tennis in tricolore, perché due italiani nei quarti di un uno slam non li vedevamo da mezzo secolo. E cioè da 49 anni. Correva l’anno 1973 quando Adriano Panatta e l’inseparabile Paolo Bertolucci – con il quale Adriano spopolerà in doppio alzando la Coppa Davis – entravano trionfalmente nei quarti del Roland Garros, su quella terra rossa che consideravano seconda casa. Ora succede di nuovo. Jannik Sinner, superando in tre set (7-6 6-3 6-4) un gran bell’Alex ‘Damon’ De Minaur, raggiunge Matteo Berrettini ai quarti degli Australian Open. E non capita spesso che un tennista in età NextGen entri nei quarti dello Slam australiano, se l’ultima volta ...
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