Le tute del “Sic” in mostra permanente da caffè Pascucci

Cerimonia con il padre di Marco Simoncelli a Monte Cerignone. Commozione, aneddoti e sguardo al futuro con Kevin Sabatucci

Paolo Simoncelli, padre del “Sic”

Paolo Simoncelli, padre del “Sic”

Monte Cerignone (Pesaro e Urbino), 21 dicembre 2014 - Le tute del Sic da ieri pomeriggio hanno trovato casa nella sede della Pascucci di Monte Cerignone, l’azienda famosa per il suo caffè.

«Credo che le sue tute stiano bene qui, sono dove devono essere» ha commentato Paolo Simoncelli, il padre del pilota scomparso a Sepang il 23 ottobre 2011.

La presentazione dell’esposizione permanente è stata anche l’occasione per ricordare la casualità dell’incontro tra il figlio e lo sponsor di sempre.

«Vendevo gelati e un giorno capito nel bar di Anselmo, a Ospedaletto. Lui conosceva i Pascucci che gli fornivano il caffè e sapeva anche che Marco aveva bisogno di denaro per correre. Ne ha parlato con l’azienda».

Fu l’inizio di una carriera importante. «E’ difficile parlare oggi – ha ripreso Paolo trattenendo le lacrime –. Ma devo dire che la Pascucci è stata per Marco una famiglia. Una cosa poi la devo ricordare, glielo devo, ne era orgoglioso ed è una cosa non da tutti. Quando l’azienda ha avuto difficoltà a garantire ancora lo sponsor, in quei momenti Marco ha voluto mantenere il marchio».

Paolo Simoncelli, accompagnato dal team manager Fausto Gresini, ha quindi spiegato le origini della sua nuova avventura, la giovane scuderia «Sic 58 Squadra Corse».

«Mi ha costretto questo ragazzino qua – ha detto –, Kevin Sabatucci, di Ascoli Piceno. Aveva conosciuto Marco in una corsa di kart. Marco gli aveva promesso che sarebbe andato a vederlo in pista e Kevin ha ricambiato prendendosi l’impegno di portargli un piatto di olive all’ascolana. Tre giorni dopo si sarebbe corsa la gara a Sepang. Durante i funerali mi sono arrivate tante chiamate. Non avevo la forza di rispondere, esclusa (non so perché) una volta. Dall’altra parte c’era Kevin, desideroso di incontrarmi. Di lì a poco me lo ritrovo alla porta di casa con un piatto di olive. Mi ha chiesto di mettere in piedi questa squadra, ho accettato».

In equilibrio tra ricordi ed emozioni è stato anche l’intervento del giornalista Paolo Beltramo, amico prima ancora che cronista sportivo delle imprese del talento di Coriano: «Nel rapporto fra Marco e il suo primo sponsor i soldi sono stati sempre all’ultimo posto». Beltramo ha quindi aggiunto: «Marco mi ha insegnato a rapportarmi con il mondo dell’handicap. Lui faceva visita a tanti di questi ragazzi. Arrivava, faceva una battuta ed era felice. Così sapeva rendere felici anche gli altri».

Uno degli aneddoti (più privato) e che restituisce la tenerezza e la forza di un legame che è andato ben oltre i confini dello sport e delle sponsorizzazioni è stato infine quello riportato da Mario Pascucci, presente assieme al padre Berto e al resto della famiglia: «Mia mamma, quando Marco correva, accendeva sempre una candela in chiesa. E poi faceva sempre la sua raccomandazione: mi raccomando Marco, stai lontano dalle veline».

di e. m.