Serve il miracolo di Santa Sofia

Leo Turrini

Penso sia impossibile sottrarsi ad una punta di commozione dinanzi alla ennesima disavventura di Sofia Goggia. Questa meravigliosa donna italiana continua ad essere bersagliata dalla mala sorte. Forse aveva proprio ragione Freak Antoni, quando cantava che la fortuna è cieca. Ma la sfiga ci vede benissimo, purtroppo.

In breve. Una caduta in superg sulla pista che l’azzurra ama di più, quella di Cortina, ha prodotto una distorsione al ginocchio sinistro della campionessa, con tanto di lesione parziale al legamento crociato e una piccola frattura al perone.

Il tutto a meno di due settimane dalla inaugurazione della Olimpiade invernale di Pechino, dove Sofia è anche attesa nel ruolo di portabandiera alla cerimonia inaugurale (ipotesi di miracoloso recupero della ragazza a parte, è possibile che il presidente del CONI Malagò debba designare un sostituto per le mansioni di alfiere).

Fin qui la cronaca, o meglio il bollettino medico. Ma non si può restare indifferenti a cospetto di un episodio che rimanda ad altre ingiustizie. Certamente lo sci alpino è disciplina pericolosa, soprattutto nelle sfide ad altissima velocità. Eppure, nei confronti di Sofia il destino si sta accanendo.

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