Sabato 20 Aprile 2024

Semaforo rosso, l’Italia si ferma sul più bello

Interrotta a 37 partite la serie record, la Spagna chiude i conti con Ferran Torres e va in finale. Bonucci espulso, non basta Pellegrini

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di Giulio Mola

Dalla Nations League (gruppo preliminare) alla Nations League (semifinale). Da quell’1-0 rimediato al Da Luz contro il Portogallo nel settembre del 2018 ai due ceffoni ricevuti nella tiepida notte di San Siro dalla Spagna. Il grande cuore azzurro non basta, cade l’Italia dopo 37 partite in tre anni e un mese di imbattibilità e regala la finale del torneo (sempre a Milano, domenica sera contro la vincente di Francia-Belgio) alle Furie Rosse, che a tre mesi di distanza si sono presi una bella rivincita dopo l’eliminazione-beffa agli Europei ai calci di rigore.

Restano tanti rimpianti per i Mancio-boys, perché la partita ieri è finita parecchio in anticipo, praticamente al giro di boa dopo la doppietta dello scatenato Ferran Torres (21 presenze e dodici reti) cui è seguita l’espulsione di Bonucci che ha costretto gli azzurri a giocare in inferiorità numerica tutta la ripresa dove almeno è venuto fuori l’orgoglio dei campioni d’Europa e il gol di Lorenzo Pellegrini per l’1-2 finale. E questo rende meno amara la sconfitta.

Non era facile ripetere l’impresa dello scorso luglio, sia chiaro, perché gli uomini di Luis Enrique hanno giocato con lo stesso atteggiamento (lungo e snervante palleggio e improvvise incursioni soprattutto sulla sinistra, dove Di Lorenzo ha sofferto tantissimo) mentre all’Italia è mancato per lunghissimi tratti (anche in undici contro undici) il guizzo giusto, la capacità di rubare palla (Barella poco in partita) e soprattutto un punto di riferimento in avanti. Perché senza Immobile e Belotti è toccato a Bernardeschi recitare la parte del falso “nueve” con Chiesa e Insigne sulle fasce e in quel ruolo era difficile calarsi. Ed anche se le occasioni (soprattutto nel primo tempo) non sono mancate, su tutte il tiraccio di Insigne finito fuori e il palo colpito da Bernardeschi prima del giro di boa, in realtà si è trattato solo di iniziative personali e mai di azioni manovrate, anche perché i nostri centrocampisti sembravano meno ispirati del solito.

Dall’altra parte, invece, ancora una volta è stata la Roja a imporre il suo possesso palla. Nonostante le assenze del talentino Pedri e soprattutto delle punte Morata e Moreno, la notte di San Siro ha illuminato le qualità e la spudoratezza del giovanissimo Gavi (capace di irritare Verratti), piedi educati e personalità da vendere. E poi la freddezza di Torres, che ha steso la colpevole difesa azzurra con una splendida doppietta. Male Di Lorenzo, maluccio i centrali, nulla ha potuto Donnarumma che dopo aver sbandato nel primo tempo si è ripreso alla grande nel finale evitando più volte la terza rete.

A proposito di Gigio: non è stata una serata facile per lui, e non solo per colpa degli spagnoli. L’accoglienza allo stadio è stata tutt’altro che amichevole (era prevedibile visti gli striscioni offensivi appesi martedì fuori dall’hotel della Nazionale), così come impietosi sono stati i fischi di gran parte del pubblico ad ogni tocco di palla: i supporter milanisti non gli hanno perdonato il “tradimento”. Quella fuga verso Parigi (con danno economico per il club rossonero che lo aveva cresciuto) è una ferita ancora aperta. Donnarumma ha ascoltato, ha incassato un paio di gol e ha combinato una mezza papera su conclusione di Marcos Alonso, però alla fine è stato fra i pochi a salvarsi in una gara tosta, combattuta, diventata nella ripresa molto simile ad una corrida anche per l’incapacità dell’arbitro Karasev di tenerla in pugno.

L’Italia va a casa con il rammarico di non essersela giocata fino alla fine, anche perché pur in dieci contro undici Chiesa e compagni non si sono rassegnata e ci hanno provato, spinti dai tifosi e dall’entusiasmo dei nuovi entrati e anche dalla supponenza degli spagnoli che hanno incassato il gol in contropiede. Mancini alla fine era comunque soddisfatto. Prima o poi doveva accadere, prima o poi l’Italia dei record doveva fermarsi. Ma almeno l’onore è salvo. L’importante è ripartire. Magari con qualche attaccante in più e degli errori difensivi in meno.