Giovedì 18 Aprile 2024

Sei giovane? In A non c’è posto

Da Gnonto a Casadei, da Lucca a Scamacca: così i club stranieri saranno sempre più forti e inarrivabili

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di Mattia Todisco

Il cognome è Casadei, la provenienza è romagnola. Anni fa sarebbe stato merce d’esportazione per le balere. Oggi tra i beni made in Italy che diffondiamo nel mondo c’è anche il talento calcistico. Lo cresciamo ancora qui in tenera età ma poi, talvolta, non riusciamo a creargli un orizzonte. Così, complici le difficoltà di bilancio, persino una delle nostre più importanti realtà come l’Inter perde un campione d’Italia Under 19 che da anni mostra enormi potenzialità nelle giovanili azzurre e nell’ultimo Primavera 1 è stato il miglior marcatore della squadra, nonostante di ruolo faccia il centrocampista. Il Chelsea, che un quarto di secolo fa fu tra i primi club inglesi a venirsi a prendere i campioni azzurri un po’ più maturi (Zola, Vialli, Di Matteo) adesso spende 15 milioni estendibili a 20 con i bonus per portare nell’Under 23, salvo esplosioni ulteriori e repentine che ne giustifichino il passaggio al piano superiore, un calciatore che ha tutto, in premessa, per diventare il nuovo Milinkovic-Savic. Non sempre le evoluzioni avvengono in maniera così lineare: quando dalla stessa città (Milano) partì Zaniolo come parziale contropartita per Nainggolan si sapeva che aveva talento, ma anche lui lo aveva mostrato quasi esclusivamente in Primavera, fatta eccezione per qualche partita in B con la Virtus Entella. Era difficile pensare che potesse esprimerlo nel giro di pochi mesi come è poi accaduto. Il problema, semmai, è che più che l’eccezione l’addio ai gioielli azzurri è diventata la regola, in questa estate di calciomercato. Scamacca, che di anni ne ha quattro in più di Casadei, è finito al West Ham. Viti è passato dall’Empoli al Nizza. Lucca è partito in direzione Ajax. Gnonto è già da tempo un calciatore dello Zurigo e passi che i nostri vadano a cercare fortuna nella ricca Premier League o comunque in un top 5 europeo come la Ligue 1, ma se ce li ritroviamo nella ben meno appetibile Svizzera qualcosa non sta quadrando a dovere.

L’unico che può rallegrarsi per i movimenti verso l’estero è Roberto Mancini, perché superate le Alpi spesso i giovani italiani giocano, maturano. Quando spendi oltre 40 milioni di euro per Scamacca o 15 per un ragazzo che non ha mai giocato in Serie A, come Casadei, tendenzialmente sei portato a valorizzare l’investimento. Come fece ai tempi il Paris Saint-Germain per Verratti, regalando alla nazionale un centrocampista tra i più forti del mondo. C’è solo da sperare che le orme seguite siano le stesse e che non potendo avere dal talento degli italiani un ritorno in termini di campionato, almeno lo si possa registrare per le fortune della nostra nazionale. Chissà che un giorno, come è stato negli anni Novanta, i ricchi spendaccioni (ma spesso lungimiranti) non tornino ad essere i presidenti di Serie A.