Sabato 20 Aprile 2024

Doping in Russia, il nuovo rapporto denuncia 1.115 atleti

Coinvolti anche atleti paralimpici. A rischio medaglie a Sochi e Londra, il Cio: "rifaremo i test"

Le bandiere russa e olimpica a Sochi (Ansa)

Le bandiere russa e olimpica a Sochi (Ansa)

Mosca, 9 dicembre 2016 - Continua lo scandalo doping per gli atleti russi. La seconda parte del rapporto commissionato dalla Wada, la Commissione indipendente dell'Agenzia mondiale antidoping, rivela che tra gli atleti trovati positivi non ci sono solo rappresentanti di "discipline minori", ma anche di sport come il calcio. L'estensore dell'inchiesta, l'avvocato canadese Richard McLaren, ha rivelato che sono addirittura 1115 gli atleti che hanno partecipato a un vero e proprio programma di "doping di stato", iniziato pare nel 2011, in cui le sostanze dopanti sarebbero state somministrate quasi a tappeto sugli atleti rappresentanti della nazione di Mosca. L'inchiesta di McLaren definisce questa una "cospirazione istituzionale", portata avanti anche grazie all'aiuto dei servizi segreti e del ministero dello Sport, allora guidato da Vitali Mutko.

Nello scandalo sarebbero coinvolti alteti per un totale di 30 diverse discipline, dagli sport invernali a quelli estivi fino persino alle paralimpiadi. Le anticipazioni del rapporto, rese pubbliche a luglio, avevano causato l'estromissione della quasi totalità del team di ateltica leggera della Russia dai Giochi Olimpici di Rio 2016, eccezion fatta per la campionessa di salto in lungo Daria Klishina. 

Il rapporto denuncia, tra i mille e più atleti coinvolti, anche quattro medagliati di Sochi 2014  e cinque di Londra 2012; McLaren sostiene di avere le prove di oltre 500 test antidoping falsificati a Londra, "tra cui quelli di atleti famosi e di alto livello". Del resto, in occasione delle Olimpiadi 2012 nessun atleta russo risultò positivo ai test, e il Paese portò a casa 24 ori, 26 argenti e 32 bronzi. "La squadra russa ha danneggiato i Giochi di Londra in modo senza precedenti", dichiara ancora McLaren. Per questo, il Cio (Comitato olimpico internazionale) ha annunciato che i test antidoping sugli atleti russi a Londra e Sochi 2014 saranno ripetuti. "Le nuove analisi stabiliranno se c'è presenza di sostanze dopanti o se i campioni stessi sono stati manipolati", si spiega infatti dal Comitato. E comunque, "dal rapporto emerge un attacco fondamentale all'integrità dei Giochi olimpici e dello sport in generale".

Pronta la risposta del Cremlino alla diffusione della seconda parte del rapporto McLaren: "Siamo pronti a una protezione incondizionata degli interessi degli atleti russi che non hanno mai avuto e non hanno a che fare con il doping - dichiara il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov -, e a continuare la ferma lotta contro il doping e a questo riguardo il presidente ripone grandi speranze sul lavoro della commissione Smirnov". E prosegue: "Il Cremlino è pronto ad accettare le informazioni dettagliate sul rapporto Wada, che non sono mai state fornite prima; molte accuse erano di natura astratta". Decisa anche la replica del ministero dello Sport: "Non esiste alcun programma di doping di Stato. Questo rapporto verrà analizzato con attenzione". Minimizza invece su Twitter il presidente della Commissione Sport della Duma, Mikhail Degtiariov: "Nulla di nuovo, per ora. Si tratta sempre di migliaia di sportivi non identificati, lettere e qualche testimone".

Intanto, è stata nominata presidente del nuovo consiglio di supervisione dell'agenzia antidoping russa Rusada la campionessa di salto con l'asta Yelena Isinbaieva. L'agenzia fa sapere che Isinbaieva sarà a capo dell'organo composto da nove persone, tra cui dirigenti sportivi, funzionari ministeriali e accademici. Isinbaieva è tra gli atleti russi che non hanno potuto partecipare a Rio 2016. Già a inizio mese, poi, il Cio aveva annunciato l'estensione delle sanzioni inflitte alla Russia, decise il 19 luglio scorso e che sarebbero dovute terminare a fine 2016. Le sanzioni proseguiranno infatti "fino a nuovo avviso".