Martedì 23 Aprile 2024

Ronaldo non basta, Juve fuori: Sarri addio

Eliminata dal Lione che ha giocato una gara in cinque mesi. Doppietta di CR7, inutile rimonta per il 2-1. Quasi certo il divorzio dal tecnico.

di Gianmarco Marchini

Quello Stadium vuoto dipinge perfettamente lo stato d’animo degli juventini. La Champions è scappata via un’altra volta, ancora una volta in un modo che fa malissimo. Con una rimonta rimasta a metà, come un urlo strozzato in gola.

Quello stadio deserto è la metafora della solitudine di Maurizio Sarri che, ieri sera, molto probabilmente ha occupato per l’ultima volta il trono bianconero. Passa il Lione, si ferma la Juventus. E molto probabilmente in questa fermata, Sarri verrà invitato a scendere.

Era la partita da non sbagliare e tutto portava in quella direzione. Aveva una strada a senso unico, il tecnico bianconero, per provare a salvarsi. E quella strada doveva portare a Lisbona. "E’ il nostro dovere", tuonava sui social ieri mattina il club.

C’era un clima da cerimonia vera.

Nello Stadium vuoto l’inno della Champions suonava ancora più solenne. Come a voler ribadire cosa ci fosse in palio. Ma erano tutti tesi, preoccupati gli juventini, con quelle facce di chi soffre il peso di una stagione in novanta minuti. Tutti, tranne lui: Cristiano. Con la sua pettinatura perfetta e lo sguardo imperturbabile. Queste sono le sue notti, la Champions è casa sua: muore dalla voglia di giocarle, partite così. E infatti cercava di caricare i compagni, li scuoteva con la sua espressione. Ma non è bastata.

La Juventus è partita molle e infatti è finita sotto. Dopo il gol del Lione quella musichetta Champions è diventata un’eco lontanissima, il fischio sbiadito di un treno ormai perso. Con destinazione Lisbona. Dopo lo scavetto di Depay, la strada per le Final Eight si è trasformata in un muro di ghiaccio da scalare. Servivano tre gol, come nel marzo 2019 con l’Atletico: con la differenza che adesso c’erano dodici minuti in meno a disposizione. E’ qui che la Juventus, fragile regina d’Italia, si è incartata.

E’ qui che sono rivenuti fuori tutti i fantasmi della squadra vincitrice del nono scudetto di fila, ma con 43 gol subiti e sette partite perse. Se in Italia certe falle, vengono coperte in qualche modo, in Europa tutti i nodi vengono al pettine.

Anche se hai il Re d’Europa dalla tua, quel Ronaldo che con una doppietta ha provato a ribaltare in tutti i modi il destino. C’era riuscito un anno fa, c’era riuscito già tante volte. Centotrenta gol in Champions, nessuno come lui. E nessuno come lui voleva arrivare a Lisbona, a casa sua, per giocarsi la Coppa con le più grandi stelle del vecchio continente.

E, invece, tra le magiche otto, la Juventus non ci sarà e CR7 starà a guardare gli altri. Spettatore passivo. Così come spettatore passivo del suo futuro, è ormai Sarri. Con la differenza che Ronaldo non conosce ancora il finale della Champions, mentre Maurizio la sua fine, la conosce eccome.