Ronaldo contro tutti, ora anche in Nazionale

Dopo aver rotto con il Manchester United CR7 non è più intoccabile nemmeno col Portogallo: ed Al-Khelaifi gli chiude la porta

di Mattia Todisco

Da Re a reietto, con un passo magari non breve, perché ci sono voluti parecchi anni prima di vedere la stella nella fase calante. Al momento della notte, però, il buio è calato improvviso. Come se non si trattasse di un fuoriclasse, plurivincitore, pluri Pallone d’Oro, ultracelebrato, se non il migliore al mondo uno dei primi due assieme a Messi per una decade abbondante. Essere Ronaldo significa però anche sentirsi il migliore. C’è una fase di accettazione del tempo che passa da cui il portoghese non sembra essere uscito indenne e se la nazionale doveva essere il rifugio dall’incubo nel club (dopo la rescissione con furente rottura al Manchester United) è invece divenuto il tunnel numero due. Una contestazione al ct per un cambio in una gara ininfluente, la terza del girone a risultato ormai acquisito, e pure il popolo lusitano si è chiesto se ha ancora senso che il mondo giri attorno a Cristiano da Madeira. Nemmeno a casa sembrano volerlo più. I capricci da star, d’altronde, si accettano più volentieri se fai due o tre gol a partita. Se invece il motore non romba più come prima, se il tuo sostituto (Gonçalo Ramos) segna una tripletta alla Svizzera in un ottavo di finale del Mondiale e la squadra stravince 6-1, allora anche delle bizze si fa a meno. Il sogno di salire sul tetto del mondo, dopo aver calcato quello europeo nel 2016, è ancora a portata di mano.

Sei anni fa Ronaldo sembrava imprescindibile anche zoppo, a bordo campo, mentre urlava come un ossesso per infondere il carattere del campione ai compagni. Adesso se ne fa a meno persino quando sta bene. Nel frattempo il Marocco ha fatto fuori la Spagna e questo rende il Portogallo (che incontrerà Hakimi e soci) favorito per entrare tra le prime quattro del mondo. A quel punto tutto può accadere, anche che il più vincente della squadra capisca di essere oggi l’ingranaggio semplice e non il cuore del macchinario, mettendosi a disposizione di una squadra che in panchina schiera senza drammi lui e uno come Leao, il milanista per quasi tutto il Mondiale (salvo piccole comparse in cui ha fatto bene la propria parte).

Il Qatar è l’ultimo possibile trionfo prima di un finale di carriera dorato, una Sant’Elena da 200 milioni a stagione in cui certamente non si starà malissimo, ma che resta sempre l’Al-Nassr, l’esilio dal grande palcoscenico, un cimitero degli elefanti visto dal calcio europeo. Anche perchè ieri Al Khelaifi gli ha chiuso ufficialmente la porta di un possibile clamoroso affiancamento a Messi al Psg: "Abbiamo già Leo, Neymar e Mbappè – ha detto il proprietario dei parigini – mi sembra molto difficile che possa arrivare anche Ronaldo". E con questo le porte dell’Europa e della Champions sembrano definitivamente chiuse.

Nel suo girovagare, una volta scarso, fatto di lunghe tappe al Manchester United, al Real Madrid, per tre anni alla Juventus, si è lasciato alle spalle anche un possibile contenzioso con i bianconeri da 20 milioni di euro. Uno dei tanti effetti collaterali dell’inchiesta partita dalla Procura di Torino riguardante la Signora. Un’altra partita. Un’altra sfida. Giusto per non sentire vento a favore nemmeno in Italia.