Giovedì 18 Aprile 2024

Razzoli e lo slalom del destino "Torno ai Giochi con un sogno"

A 37 anni il campione di Vancouver si è qualificato: "Io portabandiera? No, è giusto che sia la Goggia"

Migration

di Leo Turrini

"L’etichetta di Conte di Montecristo dello slalom mi piace, in fondo anche io nel mio piccolissimo sto dimostrando che bisogna sempre credere in una seconda opportunità…"

Giuliano Razzoli, anni 37, domani sarà impegnato tra i paletti di Kitzbuehel. Poi martedì gareggerà nella notte di Schladming e quindi farà la valigia per i Giochi di Pechino.

"In un’altra vita ho vinto l’oro olimpico a Vancouver – sospira lo sciatore reggiano –. Esserci ancora mi riempie di orgoglio".

Anche perché non ci credeva nessuno.

"Beh, io ci ho creduto sempre e con me gli amici veri, che non hanno mai smesso di incoraggiarmi".

Quanto è stata dura?

"Tanto! Ho fatto i miei errori, per carità. Ma sono stato anche bastonato dalla sorte. Tutte le volte che risalivo dalla buca, zac!, ecco un infortunio o una malattia".

Sembrava una maledizione.

"Insomma, è andata così e non voglio annoiare nessuno con l’elenco delle disavventure. Bisogna sempre guardare avanti".

Adesso il Razzo è quarto nella Coppa di slalom, a pochi punti dalla vetta.

"È una bella prospettiva, anche se non mi illudo. C’è molto equilibrio tra i paletti, ora. La specialità è stata dominata per lunghissimo tempo da Hirscher, l’austriaco. Un fenomeno, un Tomba 4.0…"

A proposito di Alberto…

"Faccio prima a dire che in comune abbiamo solo l’oro olimpico tra i paletti. E ovviamente le radici emiliane. Lui è una leggenda, io sono uno sciatore normale".

È vero che nei periodi bui ti pagavi le trasferte di tasca tua?

"È successo ed è stato giusto così, ho investito su me stesso".

Ne valeva la pena.

"Assolutamente sì. Aspetto con ansia il cancelletto di partenza a Pechino. Già partecipare allo slalom olimpico per me è una enorme gratificazione".

Partecipare e basta?

"Eh, vediamo! Io non ho grilli per la testa. Sogni sì, però".

Quanto ti è dispiaciuto non essere stato designato come portabandiera per la cerimonia inaugurale del 3 febbraio?

"Sono l’unico azzurro iscritto ad avere già vinto l’oro olimpico, ma il CONI ha fatto la scelta giusta, quando hanno deciso nessuno immaginava che mi sarei qualificato per i Giochi. Inoltre Sofia Goggia è bravissima e può portare il tricolore da sola. Infine, per me è un vantaggio…"

Prego?

"Sì, non dovendo sfilare il 3 febbraio potrò continuare ad allenarmi tranquillo in Italia. Andrò in Cina dopo il 6".

Buon viaggio, Montecristo.