Mercoledì 24 Aprile 2024

Rabbia Inter: ‘Episodi che si commentano da soli‘

Stellini, vice di Conte, sfoga il disappunto per le decisioni arbitrali. Marotta sul futuro: "Il tecnico resta? A breve incontrerà Zhang..."

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di Giulio Mola

E’ indolore per l’Inter la terza rocambolesca sconfitta del torneo (non perdeva dal 6 gennaio, giorno del ko a Marassi contro la Samp) così come serve solo alle statistiche ventinovesimo sigillo stagionale di Romelu Lukaku (numero 23 in campionato, 12 rigori tirati, tutti realizzati e una curiosa esultanza con Hakimi). Ma allo Stadium, dove i nerazzurri hanno rotto un tabù tornando a segnare dopo le ultime cinque partite senza gol, non sono mancate le solite polemiche per alcune discutibili decisioni arbitrali, a conferma del fatto che il derby d’Italia non può mai essere una sfida normale, neppure quando i tre punti sono fondamentali sono per una sola squadra (la Juventus, in questo caso). Al di là del contestato 2-2 nerazzurro (autogol di Chiellini, convalidato da Calvarese con l’aiuto del Var), e dell’ancor più dubbio rigore del 3-2 (contatto Perisic-Cuadrado), almeno per un tempo non si è vista la vera Inter, incapace di sfruttare la superiorità numerica avuta nella ripresa per una buona mezz’ora (fino al “rosso“ per Brozovic che ha costretto pure gli ospiti a chiudere in 10) . Dopo la sbornia per la festa scudetto è scesa in campo una squadra forse con la pancia piena, lenta e meno lucida. Il solo Lautaro Martinez si è dannato l’anima perché voglioso di riscattarsi dopo la “bocciatura“ contro la Roma, per il resto è mancata la ferocia viste in altre occasioni. "Per noi era importante venire a Torino con la voglia di vincere - spiega Cristian Stellini - e questo al di là degli episodi, che sono talmente evidenti che si commentano da soli". Insomma, il veleno nella coda non rovina la festa. I nerazzurri, accolti in maniera non proprio amichevole (circa 200 tifosi di casa si sono presentati fuori dai cancelli dell’Allianz Stadium riservando fischi e insulti soprattutto all’indirizzo di Conte) la loro parte l’avevano già fatta. E lo stesso allenatore, ancora in silenzio stampa, ha accettato con una smorfia di disappunto (e nulla più) le decisioni del direttore di gara.

Il tecnico salentino, che avrebbe sgambettato più che volentieri la squadra a cui ha appena strappato lo scettro, ha altro per la testa. Da domani in poi, come ha rivelato nel pre-partita Beppe Marotta, ogni giorno è buono per confrontarsi con Steven Zhang (presente ieri in tribuna a distanza di nove mesi dall’ultima trasferta): "La prossima settimana l’allenatore incontrerà il presidente, spero che si possa continuare insieme - fa sapere l’amministratore delegato -. Se le richieste di Conte sono lontane da quella che è la realtà finanziaria del club? Antonio è un vincente, normale che sia ambizioso. Il ciclo è iniziato molto bene e non vorrà che migliorarlo. Ma credo che il primo obiettivo della società sia ridurre i costi, come gli stipendi dei giocatori e poi, in subordine, valorizzare al massimo le risorse".

L’allenatore aspetta (come i calciatori) le mosse della proprietà prima di esternare. Lui vuole un gruppo competitivo pure in Europa ma le linee guida sembrano altre: autofinanziamento, cessioni eccellenti, “svecchiamento“ della rosa, taglio degli ingaggi, mercato da chiudere in attivo. Per questo motivo, al di là del finanziamento di 250 milioni in arrivo (serviranno per saldare le pendenze della stagione in corso) anche la prossima annata calcistica sarà molto complicata. Con Suning che deve decidere se andare avanti da sola, trovare un socio o cedere il club, dopo aver trattato con BC Partners rifiutandone in febbraio l’offerta di circa 800 milioni. Dopo l’irrigimento dei calciatori di fronte la richiesta di rinunciare a due mensilità, ora Zhang deve spiegare per ricucire velocemente lo strappo e azzerare i dubbi dello spogliatoio. Ma per evitare l’addio dell’allenatore e la conseguente fuga di tanti “fedelissimi“, la proprietà dovrà far capire che per lei l’Inter è un modello sportivo di successo, non un mero prodotto ad uso e consumo del marketing. Per la squadra, il tecnico e i tifosi è la storia che viene prima di tutto.