Martedì 23 Aprile 2024

Questo Ibra ha venduto l’anima al Diavolo

A 39 anni e 14 giorni ha deciso il derby contro l’Inter e con lui il Milan è in testa al campionato. E Zlatan non vuole fermarsi ora

di Luca Talotta

Dio è lì, che ci guarda. Con la fame di un leone (per avere certezze controllate il suo profilo Instagram) tra una doppietta nel derby, appena guarito dal covid, una voglia spasmodica di riportare il Milan al vertice e continui record battuti. All’anagrafe si legge Zlatan Ibrahimovic, sul campo è il Milan. L’alter ego di Pioli (o è il mister ad essere, paradossalmente, l’alter ego dello svedese?) continua a stupire, anche con tante primavere alle spalle: guardando a dati e statistiche relative al derby, con i suoi 39 anni e 14 giorni lo svedese è diventato il giocatore più vecchio a segnare nella storia del derby di Milano (precedente primatista, Nils Liedholm il 26 marzo 1961, 38 anni, 5 mesi e 18 giorni). Come se non bastasse la vittoria per 2-1 contro i nerazzurri ha allungato a 20 la serie di partite consecutive da imbattuti dei rossoneri: nessuno ha fatto più punti del Milan in campionato dalla ripresa dopo il lockdown (42 totali, tre in più dell’Atalanta, sette più dell’Inter e 10 del Napoli).

In questo s’inserisce, ovviamente, il determinante effetto Ibrahimovic: 16 gol dal ritorno in Italia per lui (in 23 presenze tra campionato e coppe), con la doppietta all’Inter è diventato il miglior marcatore in attività nel derby e ha eguagliato Piola come giocatore che ha segnato il maggior numero di marcature multiple in Serie A superati i 38 anni sulla carta d’identità: ben quattro. Due doppiette stagionali su altrettante partite giocate in campionato (l’altra contro il Bologna all’esordio) e dopo lo stop per la positività al Covid è tornato ai suoi soliti livelli: leader, determinante per il gruppo e davanti alla porta avversaria. Ancora affamato, nonostante i 32 trofei già vinti in carriera, come dimostra il leone insanguinato apparso sul suo profilo instagram.

Affamato, ma anche divino: "Milano non ha mai avuto un re, ha un Dio", ha rilanciato ieri su Twitter rispondendo così all’autoproclamazione regale dell’interista Lukaku, a febbraio, dopo il derby vinto 4-2. Una forza, quella di Zlatan, soprattutto mentale, oltre che in un fisico che sembra non tramontare mai, di chi vuole ancora vincere. Di chi ragiona in modo semplice e diretto, se voglio una cosa me la prendo. Motivo per il quale tutti lo seguono, come un leader indiscusso che sa come e cosa dire nei confronti dei suoi adepti: "Avevo tanta fame e l’ho dimostrato con questi due gol. Scudetto? Secondo me c’è possibilità". Sarebbe interessante sapere l’opinione di Ralf Rangnick, secondo il quale lo svedese non era un giocatore per questo Milan. Con il senno di poi è facile immaginare che, probabilmente, oggi i rossoneri avrebbero qualche punto in meno in classifica e molti più problemi all’interno del gruppo; perché a questa squadra è sempre mancato, nel corso degli anni post berlusconiani, un leader che trainasse tutti sotto la sua ala protettiva. E ora l’ha trovato in un giovane ragazzo di quasi 40 anni, che fa dell’ambizione, del lavoro e di uno stile di vita equilibrato le sue armi migliori. Ma tempo per gongolarsi non ce n’è, perché il calendario metterà di fronte i rossoneri a due sfide subito importanti: giovedì (ore 21) la squadra di Pioli sarà impegnata a Glasgow contro il Celtic nel suo esordio nei gironi di Europa League, conquistati con tanta difficoltà dopo l’epico successo ai rigori contro i portoghesi del Rio Ave. E lunedì sera arriverà a San Siro, invece, la Roma di Fonseca.