Giovedì 18 Aprile 2024

Questione di Testa, Irma regina del mondo

Primo titolo iridato per la ’Farfalla’, in India battuta la kazaka Ibragimova: "Questa vittoria dà un senso ai miei sacrifici". Argento Chaarabi

di Doriano Rabotti

In quelle parole dette dopo aver vinto l’ennesimo titolo sta il riassunto di una vita, l’oro mondiale è soltanto l’ornamento prezioso di un volto dal quale traspare una soddisfazione che va oltre la vittoria sportiva. Irma Testa è campionessa del mondo, sul ring di Nuova Delhi ha completato un inseguimento al quale evidentemente teneva molto, visto quello che ha detto dopo il successo nella categoria dei 57 kg: "Sono molto felice, sto lavorando così tanto da anni e anni, ho sacrificato tutta la mia adolescenza e la mia vita, però se questi sono i risultati vorrei farlo per altri vent’anni".

La chiamano Butterfly, Farfalla, come il titolo del docufilm al quale partecipò qualche anno fa, ma per arrivare a questa vittoria Irma ha dovuto prendere a pugni la vita. Ieri la kazaka Karina Ibragimova, sconfitta in finale, non poteva sapere che di fronte non aveva solo le botte di un incontro: dietro ogni cazzotto c’era il peso di un ricordo, la forza di chi reagisce alle scelte del destino e vuole prenderlo tra le proprie mani, nel caso specifico tra i guantoni.

Questa ragazza di 25 anni cresciuta a Torre Annunziata c’è abituata, a stabilire record in azzurro: prima donna a salire sul ring di un’Olimpiade per l’Italia, prima a vincere una medaglia, il bronzo di Tokyo, ad ogni gancio o jab la Testa porta avanti anche un match paralello, la battaglia culturale. Quella personale era già archiviata da un po’, da quando a 14 anni, due anni dopo aver iniziato con il pugilato, si trasferì ad Assisi per assecondare il proprio talento: "Scappa, tu che puoi", le disse la madre.

Qualche anno dopo Irma avrebbe raccontato: "Non ero una studentessa modello, pochissime donne continuano gli studi a Torre Annunziata: molte si fermano alle medie, quando hanno già un fidanzatino che poi sposeranno e con cui faranno subito figli, sperando che lui non finisca arrestato. Sembra un film, invece è tutto vero".

Ora, chi segue la storia della boxe sa che spesso le difficoltà ambientali forgiano il carattere, che molti campioni sono diventati tali combattendo per strada contro le difficoltà quotidiane. Che nell’assenza di un futuro immaginabile sta spesso il serbatoio che dà la forza per costruirselo. Irma in questo non è diversa dai Rocky Balboa di tutto il mondo. Tranne che per una cosa: al riscatto sociale ha aggiunto la forza necessaria per fare coming out, qualche anno fa quando disse pubblicamente che amava una donna, e in Italia è più difficile che tirare pugni su un ring. Il luogo dove le differenze si cancellano e dove Irma deve molto al maestro Lucio Zurlo della Boxe Vesuviana di Torre Annunziata, che la avviò verso una carriera che oggi la porta sul tetto del mondo, terza italiana nella storia dopo Stefania Bianchini e Simona Galassi.

In India, l’Italia festeggia anche l’argento di Sirine Chaarabi nei 52 kg, sconfitta in finale solo dalla cinese Yu Wu.

Ad entrambe sono arrivati i complimenti del presidente del Coni Giovanni Malagò.