Italo Cucci
Sapevo da tempo che Dybala sarebbe stato ripudiato dalla Juve. Da Allegri. Non ho bisogno di prove. Mi basta semplicemente la memoria. Arrivò Dybala, a Torino, accolto erroneamente come novello Sivori, lui Joya, lui tanguero di Caricias, non di Milonga, lui con lo sguardo dolce anche quando si voleva Zorro; Omar una furia espressa con sorrisi che ferivano come i colpi secchi che facevano insieme tibia e perone altrui. Se volevano, alla Juve avevano ben altri storici modelli argentini da proporre, ad esempio Mumo Orsi, il Violinista, che “pativa una scarsa forza fisica, mancanza cui sopperiva - scrisse Gino Bacci - con un’affinata tecnica e una spiccata capacità nel dribbling, spesso preceduto da finte di corpo”.
Giocò qualche partita, Paulo, poi finì spesso in panchina. Criticai la mossa, su queste pagine, e Allegri mi fece conoscere il suo disappunto attraverso una gentil signora dell’ufficio stampa oggi felicemente parigina. Il Sassuolo gli aveva dato alla testa.
A onor del vero, Dybala la Joya, Paulo ci ha messo del suo per andarsene, almeno da quando è tornato Allegri e la Juve ha rinunciato a Ronaldo, col,quale era pappa e ciccia. A CR7 contestarono la mancata vittoria in Champions per la quale l’avevano acquistato, svenandosi.
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