Giovedì 25 Aprile 2024

Quando siamo noi il modello

Leo

Turrini

Roba da Giacomo Agostini e Mv, epopea di un Bel Paese ancora raccontato in bianco e nero dalla televisione. Ed è altrettanto vero che Bagnaia ha realizzato il capolavoro sfuggito persino al suo maestro Valentino Rossi, che ovviamente rimane una leggenda a dispetto di una lacuna innegabile nel suo mitico repertorio.

Va tutto bene, ci mancherebbe. I numeri servono per edificare le dimensioni di un monumento. Eppure, sarebbe sbagliato fermarsi alla semplice certificazione di un dato statistico, storico, buono per i valori meravigliosi della memoria.

Invece, qui c’è qualcosa di più. Molto di più. C’è il recupero di un’idea sana dell’Italia. La Ducati, presa nelle sue dimensioni, è una piccola azienda di Borgo Panigale, una fetta di terra che da Bologna guarda verso Modena. Poteva confrontarsi con i giganti giapponesi a due ruote soltanto in virtù di una coraggiosa interpretazione delle logiche di lavoro. Piccolo è bello, ci raccontavano all’università nelle lezioni di economia politica. Poi ci vennero a spiegare che però la globalizzazione imponeva metodi diversi, in stile multinazionale tascabile.

Beh, tutte balle! Ducati ha saputo valorizzare il suo artigianato creativo coniugandolo alla tecnologia sofisticata. Decisivo è stato il ruolo di Claudio Domenicali, capo azienda che viene proprio dal reparto corse: sa essere simpatico come un crampo allo stomaco quando si ha fame, ma è uno dei manager più brillanti in circolazione in questo Bel Paese. Non a caso ha voluto l’ingegner Dall’Igna a capo dell’area tecnica: c’è voluto un po’ di tempo, ma oggi Ducati è la moto più veloce sulla faccia della terra. Con tanti saluti a Honda, Yamaha, Suzuki.

Infine, eh, ci vuole sempre il veleno nella coda. L’ultimo mondiale piloti di Ducati, fino a ieri, risaliva al 2007. Nello stesso anno, la Ferrari vinse il suo ultimo mondiale piloti con Kimi Raikkonen.

Rossa per Rossa, a Borgo Panigale hanno finito di aspettare. A Maranello ancora no…