Mercoledì 24 Aprile 2024

Quando passa lo straniero

Paolo Grilli

Ancora nostalgici dei nostri decenni d’oro, quando del pallone eravamo i signori, non riusciamo a non storcere il naso se uno straniero stracarico di denari si presenta per rilevare un club italiano. La mente e il cuore si alleano all’istante contro l’invasore: e risvegliano ricordi di trionfi rigorosamente marchiati Made in Italy, a livello di proprietà e dirigenza. Gli irriducibili dell’orgoglio tricolore sbandierano subito l’ultimo nostro trionfo in Champions, quello dell’Inter di Moratti, per corroborare la propria convinzione.

Ma è la storia ad aver già smantellato i vecchi confini dell’animo e anche del campo. Gli ultimi due scudetti targati Milan e Inter sono di marca estera, a livello societario. Così come l’ultimo trofeo continentale che il nostro Paese ha messo in bacheca, la Conference League della Roma di Friedkin. E non risulta che questi successi si siano rivelati per i tifosi in qualche modo indigesti, o meno appaganti. Così va il mondo. Pecunia non olet, quanto meno. Arriviamo sempre dopo – in Premier gli ultimi diciotto titoli sono stati festeggiati da proprietà straniere – ma ci siamo messi in scia.