Mercoledì 24 Aprile 2024

Quando O Rei venne in Italia in luna di miele

Il viaggio di nozze a Riccione, le sfide a Bologna e Catanzaro, le lezioni d’inglese con la Berté. E il suo scopritore era partito dal Piemonte

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di Doriano Rabotti

Pelé e l’Italia. Certo, l’immagine più famosa è quel volo sospeso sulla testa di Burgnich nella finale dell’Azteca nel 1970. E poi la partita contro il Milan in cui fu annullato da Trapattoni (e da una caviglia malconcia che gli fece giocare 26 minuti solo per onor di contratto...), la militanza nel Cosmos con Giorgio Chinaglia, quando a New York prendeva lezioni di inglese con Loredana Berté, che ieri lo ha raccontato su Facebook. Eppure ci sono tante altre foto tricolori, nell’album di un campione che ha costruito il suo mito con le grandi giocate, ma anche e soprattutto con la sua umiltà. E c’è un italiano all’origine del suo mito, leggere per credere.

Il talent-scout. Quando lo raccontava al suo paese Giuseppe Ottina, piemontese di Foglizzo, non veniva creduto. E invece fu lui a scoprire Pelé, nel Santos. Emigrato in Sudamerica dopo essere stato prigioniero degli inglesi nella Seconda Guerra Mondiale, Ottina arrivò anche a guidare la prima squadra del Santos. Nella quale lanciò il 17enne Josè Macia “Pepe”, 750 presenze e 428 gol, due Mondiali vinti col Brasile. Ma soprattutto rimase stregato da un raccattapalle di 14 anni che giocava nel Bauru e faceva la ’foca’ a bordo campo col pallone sulla testa. Lo fece ingaggiare lui, dal Santos. Poi il destino riportò Ottina in Italia, i due si rividero solo nel 1961, quando Pelé fece una tournée in Piemonte e Ottina lo accompagnò tra musei e monumenti di Torino. Dal 1992 Ottina riposa nel cimitero di Foglizzo e solo dopo la morte i concittadini scoprirono che quello che raccontava quell’anziano che forse credevano un mitomane era tutto vero.

Le due perle. Uno dei soprannomi di Pelé era Perla Nera, quello di Riccione è ’Perla verde’. Nella località della Riviera Romagnola O Rei venne nel 1966 in luna di miele con la prima moglie Rosemeri, ospite della villa dell’industriale tedesco Endler: toccò anche Firenze, Roma dove fu ricevuto dal Papa, Venezia. Contro i lagunari giocò l’anno dopo un’amichevole proprio a Riccione, racconta Attilio Cenni, figlio dell’allora sindaco Biagio. Narra la storia che nel laboratorio dell’artigiano Silvano Saponi, andato per comprarsi un paio di scarpini, Pelé abbia incontrato Helmut Haller, stella del Bologna all’epoca.

Contro il Bologna, ma durante una tournée in Nord America, Pelé giocò e segnò nel 1971, tra Toronto, Jersey City e Montreal: in quella squadra c’era Beppe Savoldi, ma alla fine Pelé scambiò la maglia con Mauro Pasqualini, bolognese di Crevalcore trapiantato nell’aretino.

Il Catanzaro. Un anno dopo, altro incrocio estivo: amichevole contro il Catanzaro di Gianni Seghedoni al Roosevelt Stadium, New Jersey. Finì 7 a 1 per i brasiliani, gol della bandiera di Maurizio Gori, due reti di Pelé su punizione da quaranta metri e poi con un pallonetto.

Il rigore. Sempre nel 1972 in casa della Roma il portiere giallorosso Alberto Ginulfi stabilì un record: è l’unico italiano nella storia capace di parare un rigore a Pelè. "Mi lasciò la maglia, e mi invitò all’ambasciata brasiliana di Piazza Navona, per il giorno dopo", racconta oggi Ginulfi.

In Toscana invece lo ricordano bene a Viareggio, mondiale under 17 del 1991, si aggirava come un turista firmando autografi e ricevendo una maglia del club della Versilia dal sindaco. Lo sponsor era il Carnevale, perfetto per un brasiliano.