Martedì 23 Aprile 2024

Prima uomini, poi calciatori

Paolo Grilli

Non è il dolore del momento, non è nemmeno l’abbaglio della nostalgia. I tre miti che ci hanno lasciato nel giro di ventuno giorni, vinti dal male ma eterni – Mihajlovic, Pelé e Vialli – erano davvero di un’altra pasta rispetto ai presunti campioni che spopolano ora dagli stadi ai social.

L’immediato senso di vuoto che attanaglia chiunque abbia ammirato le gesta di questi giganti volati a giocare in cielo, dà in realtà la misura anche della loro statura di uomini. Se le carriere di Sinisa, O Rei e ’Stradivialli’ hanno conosciuto pochi punti in comune, le loro traiettorie di vita ne hanno avuti, eccome. Tutte sono state all’insegna dell’entusiasmo, della schiettezza, della generosità e della modestia. E si ha l’impressione che i successi del trio non siano stati che il raccolto inevitabile e meritato da cuori enormi che hanno seminato valori ed emozioni senza sosta nelle loro carriere.

Oggi acclamiamo Messi, giocatore dal talento unico che però, dopo i quarti vinti al Mondiale, non ha trovato di meglio che assalire a parole gli avversari. L’altro idolo è Ronaldo, la cui collezione di litigi nei club si ingigantisce andando di pari passo con gli ingaggi. Due fuoriclasse, certo, limitando però la classe a quella nel rettangolo verde. Di quella che si può esprimere fuori non c’è grande traccia. I tifosi vogliono anche sorrisi veri, valori da condividere. Il pallone è un satellite attorno a cui deve girare molto altro. O si è leggende solo a metà.