di Giuliana Lorenzo Nessun segreto particolare, solo un esempio trainante come Federico Morlacchi e la capacità di gestire una società sportiva come un ambiente familiare: è questa la spiegazione per chi si chiede come mai ci siano tanti atleti della Polha Varese che si trasformano in in squali affamati di vittorie nella nazionale azzurra a Tokyo. Fuori, conquistate le medaglie e fatto bottino pieno, tornano a essere ragazzi sorridenti dagli occhi pieni di gioia, orgogliosi di aver portato in alto i colori azzurri. Arrivano dalla società lombarda, che il prossimo anno spegnerà 40 candeline, 7 atleti che hanno partecipato alla rassegna e che si sono messi al collo 14 medaglie sulle 39 conquistate dalla spedizione del nuoto. Eppure, come spiega la presidentessa Daniela Colonna-Preti, dietro questi successi e continue affermazioni non c’è nessuna formula magica, ma solo tanto impegno, lavoro, dedizione e amore per questa realtà. "Abbiamo raccolto il frutto di anni di lavoro. In cinque anni – spiega – siamo passati dall’avere le quattro medaglie a Rio di Federico Morlacchi (un oro e tre argenti, ndr) ad averne più del doppio. Abbiamo lavorato tanto e l’esempio di Morlacchi è stato fondamentale, come è fondamentale avere uno staff che è come una famiglia". In questi giorni nonostante la distanza con il Giappone si è creata, spontaneamente, l’asse Tokyo–Varese. Alcuni atleti della polisportiva sono in vacanza insieme, come sempre da quasi 20 anni, e così è nato un gruppo di supporto con quotidiani aggiornamenti e news direttamente dalla terra del Sol Levante. "C’è molto di più oltre quello che si sta vedendo a Tokyo, c’è una continuità di lavoro che è fatta di obiettivi chiari, di fatica ed energia positiva". I ragazzi prima di essere considerati sportivi sono considerati persone con le loro fragilità, persone in cerca di autonomia e alla ricerca ...
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