Giovedì 18 Aprile 2024

Pogacar e Jungels, una medicina per il Tour

Lo sloveno controlla, ma teme il Covid: "C’è tanta gente sulle strade, speriamo". Il lussemburghese torna dopo l’endofibrosi

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di Angelo Costa

Primo assaggio di Alpi. Ed ennesimo assaggio di Pogacar: in fondo a una giornata all’apparenza tranquilla, lo sloveno in giallo si accende nell’ultimo chilometro, a conferma che da uno così puoi sempre aspettarti di tutto. Gli regge il passo lo sfidante ufficiale Vingegaard, gli altri faticano di più: a parte il principino danese, tutti gli altri pagano al bimbo sloveno un dazio di tre secondi. Non sarà nulla per la classifica, ma sul morale pesa: con il padrone del Tour, guai ad abbassare la concentrazione.

Con l’ennesima dimostrazione di autorevolezza di Pogacar, nell’occasione finalmente scortato da una squadra di qualità superiore, con gli inesauribili McNulty e Bennett a suonare il ritmo che tiene a bada la concorrenza, la corsa va al riposo prima di altre montagne. E’ anche giorno di tamponi, paradossalmente il più difficile per il bimbo prodigio, che già ha perso un compagno per covid. "Si, il virus è una preoccupazione, perché non ci ha ancora lasciato. Sulle salite c’è tanta gente che urla e incita da vicino, speriamo vada tutto bene fino alla fine", il pensiero dello sloveno in giallo, ampiamente condiviso da tutti, dall’organizzazione fino all’ultimo degli appassionati.

Il flash finale di Pogacar arriva nemmeno un minuto dopo che si è celebrato il ritorno di un talento smarrito: Bob Jungels restituisce al suo Lussemburgo una tappa undici anni dopo Andy Schleck, ma soprattutto restituisce a se stesso la certezza di esser di nuovo quello di una volta. Si rilancia a 29 anni, dopo averne trascorsi un paio a lottare con un guaio vascolare, l’endofibrosi iliaca, sbucata a frenare la carriera di un ragazzo già protagonista al Giro, con maglia rosa e una tappa vinta, e nelle classiche più dure, come la Liegi-Bastogne-Liegi conquistata nel 2018.

"Sono stati due anni molto duri, dove tutto sembrava andare storto. Partire da lontano è il mio stile, oggi l’ho ritrovato", dice Jungels, all’attacco da solo negli ultimi sessanta chilometri dopo aver seminato una ventina di compagni d’avventura, con nomi eccellenti come Pinot, vanamente lanciato alla rincorsa nel finale, Uran, persino maglia gialla virtuale prima di sprofondare, e il solito Van Aert.

Eccellenti anche le vittime di giornata: Vlasov, Martinez e soprattutto O’Connor, ai piedi del podio un anno fa, sono già dispersi ben prima che Pogacar metta tutti sull’attenti nel chilometro finale.

Ordine d’arrivo nona tappa Aigle-Chatel Les Portes du Soleil di 193 km: 1) Bob Jungels (Lux, Ag2r) in 4h 46’39’’ (media 40,377), 2) Castroviejo (Spa) a 22’’, 3) Verona (Spa) a 26’’, 4) Pinot (Fra) a 40’’, 5) Pogacar (Slo) a 49’’, 6) Vingegaard (Dan) st, 7) Thomas (Gbr) a 52’’, 8) A. Yates (Gbr) st, 11) Caruso st, 15) Pidcock (Gbr) a 56’’.

Classifica: 1) Tadej Pogacar (Slo, Uae) in 33h 43’44’’, 2) Vingegaard (Dan) a 39’’, 3) Thomas (Gbr) a 1’17’’, 4) A. Yates (Gbr) a 1’25’’’’, 5) Gaudu (Fra) a 1’38’’, 6) Bardet (Fra) a 1’39’’, 7) Pidcock (Gbr) a 1’46’’, 11) Roglic (Slo) a 2’52’’, 14) Caruso a 3’40’’.