Mercoledì 17 Aprile 2024

Più giovani, meno satrapi

Giuseppe Tassi

Questa volta sto con Spadafora. Il ministro dello sport ha proposto il limite di tre mandati, vale a dire dodici anni di regno, per i dirigenti di federazione. Presidenti di lungo corso come Petrucci (basket) e Binaghi (tennis) non potranno essere rieletti e il numero uno del Coni, Malagò, non sarà ricandidabile. Per il numero uno dello sport italiano, infatti, i mandati saranno limitati a due.

La contestata norma rivoluziona i costumi dello sport, da sempre legato a figure carismatiche, a leader capaci di governare come satrapi e signori assoluti del loro regno. Primo fra tutti il Grande Padre del Coni, l’avvocato Giulio Onesti. Fu lui a difendere a spada tratta l’autonomia del mondo sportivo. Restò in carica per 32 anni, dal 1946 al 1978 e cedette il passo al successore, il giovane Franco Carraro, solo per il cambio di una normativa statale. Lo stesso Carraro, eterno uomo in blu, ha spaziato per decenni fra Coni e Federazioni, come Sandro Petrucci, altro numero uno dello sport italiano, come Primo Nebiolo, intramontabile presidente dell’atletica italiana e mondiale.

Ma se nel movimento sportivo nascente, nel primo dopoguerra, la continuità dirigenziale era una garanzia di futuro, nel mondo di oggi la gerontocrazia sportiva non ha ragione di esistere.

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