Venerdì 19 Aprile 2024

Pirlo, la grande bellezza all’esame Dzeko

Dopo l’esordio-show con la Samp, primo vero banco di prova per la nuova Juve: e contro c’è il bosniaco arrivato a un passo da Torino

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di Paolo Franci

Sarebbe semplice circoscrivere questo Roma-Juve nell’affaire Dzeko che, s’è capito anche ieri in conferenza, Pirlo sarebbe andato a prendere in braccio. E lo sarebbe anche attingendo al vintage e cioè alla storia delle regine degli anni ‘80, Boniperti e Viola. Falcao e Platini. Certo, di motivi quando Roma e Juve incrociano gli scarpini ce ne sono a camionate, ma stavolta è diverso, molto diverso. Per entrambe è una nuova griglia di partenza dopo una Grande Delusione. Ovviamente con le dovute proporzioni. Per intenderci: la Juve è da prima fila, la Roma proprio no. La Juve ne ha vinti nove di seguito. La Roma neanche un titolo e Pallotta costretto a vendere dopo un flop durato un decennio. Ora, da una parte è iniziata l’era Friedkin, tra l’altro in modo tragicomico, con la storiaccia di Diawara. Dall’altra si è ancora a caccia della maledetta Champions. E questo si sa. Quel che invece finisce spesso all’ombra di quel trofeo ingombrante è una necessità divenuta ossessione. Nè la Juve di Conte, né quella di Allegri sono riuscite a creare quel brand tecnico-tattico che Agnelli pretende. E’ proprio per questo che era stato scelto Sarri, per realizzare una griffe di gioco originale come quella che sbocciò a Napoli.

La Juve ha costruito una struttura imprenditoriale potente che però non riesce a sfociare in un prodotto calcistico unico. Per intenderci, un paio di esempi: il Barcellona di Guardiola o il Liverpool di Klopp. Ok, entrambe hanno vinto la Champions, ma lo hanno fatto con due tecnici che hanno inventato un nuovo mondo in campo. A Pirlo si chiede questo: plasmare un pezzo unico, bello e vincente. E forse le sue scelte, con qualche big lasciato seduto e un paio di giovinotti sparati in campo, è il modo di esprimere con coraggio un concetto che è alla base della vittoria e della formazione di un gruppo vincente: la squadra prima di tutto.

Un rischio enorme, perchè se adesso c’è un effetto Pirlo che si riflette sulla stampa benevola e su uno spogliatoio che ne subisce il fascino, già all’Olimpico contro una squadra motivatissima, potrebbero arrivare le prime turbolenze. Perchè la vittoria con la Samp non si può considerare test probante. E se non si infilano successi in serie, tenere a bada quei big in panchina facile non sarà. Questo perchè il calciatore oggi è un’ azienda guidata da un procuratore e se le serrande di quell’azienda restano abbassate a lungo i musi si allungano e i problemi si moltiplicano. Pirlo dovrà gestire un gruppo pieno di star e starlette dove, ad esempio, Morata si inserisce da quarta scelta - dopo Milik, Dzeko e Suarez - e dovrà subito fare bene. Però, i lampi di Kulusevski, l’effervescenza di Ramsey, l’avvio super di McKennie e la scoperta Frabotta fanno pensare che la via verso quel brand unico potrebbe essere meno difficile del previsto.