Sabato 20 Aprile 2024

"Pilato esempio di un’Italia più forte di tutto"

Malagò: "Non ha impianti, eppure è una realtà mondiale. Chamizo e Ganna gli altri simboli a Tokyo. Il portabandiera? Non lo dico"

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di Leo Turrini

"Da Rio tornammo con 28 medaglie. Da Tokyo dobbiamo portarne a casa almeno una in più. Se poi arriva il 30 e lode, tanto meglio... ".

Giovanni Malagò ha iniziato l’anno olimpico nella quiete di Sabaudia. Presidente del Coni dal febbraio 2013, usa l’ottimismo come arma anti Covid.

"Vedrà che i Giochi si svolgeranno regolarmente - spiega -. Saranno certo diversi e di sicuro sorprendenti a livello di risultati".

Sorprendenti perché?

"La pandemia ha sconvolto il mondo e quindi anche la vita degli atleti. Per alcuni il rinvio di un anno sarà un problema, per altri un vantaggio. Immagino non pochi risultati imprevedibili, nel bene e nel male".

Sarà una Olimpiade a porte chiuse?

"Spero di no! Il vaccino può aiutare. Ci saranno difficoltà logistiche, magari gli impianti non saranno pieni, ma i giapponesi vogliono trasmettere un messaggio di speranza al pianeta e una soluzione la troveranno".

Presidente, a proposito di soluzioni: ma davvero a Tokyo l’Italia potrebbe presentarsi senza inno e bandiera?

"Caro amico, ci conosciamo da tempo e lei sa che io preferisco parlare di gare, di medaglie, di vittorie, di sconfitte. Ma non mi sottraggo alla domanda: qui l’Italia rischia una sconfitta clamorosa".

Per colpa di chi, come canterebbe Zucchero?

"Guardi, facciamoci capire anche da chi non segue le beghe di potere. Quindi, semplifico. Il Cio da tempo chiede al nostro governo di rispettare l’autonomia del Coni, intaccata, per usare un eufemismo, da una legge che lo stesso governo ha promesso di correggere. Il premier Conte in persona aveva dato una garanzia esplicita in tal senso a Bach, il numero uno del Cio".

E allora dove sta il problema?

"Sta nel fatto che il tempo passa e la politica non trova un accordo. Il 27 gennaio scade il termine. Io quello che dovevo dire l’ho detto, in tutte le sedi".

Magari trovano una intesa in extremis.

"Me lo auguro anche se la propensione all’eterno rinvio non mi rende ottimista".

Beh, sarà almeno ottimista per la Olimpiade a Milano e Cortina del 2026...

"Ah, se non altro qui stiamo assistendo ad una felice collaborazione tra la sinistra che amministra Milano e la Lega, che ha in mano Lombardia e Veneto. Non sempre la politica fa disastri. La macchina è partita, nonostante la pandemia".

È vero che per Malagò questi Giochi sono un cerotto sulla ferita per la rinuncia di Roma voluta dai grillini?

"Sono ben più di un cerotto. Poi io non ho cambiato idea, quel no ideologico ha fatto male alla Capitale e all’Italia. Anzi, sa cosa le dico? Se i 5 Stelle fossero stati al governo già allora, avrebbero capito. E noi avremmo avuto una Olimpiade meravigliosa. Con effetti positivi sui nostri impianti, sul turismo, sulla economia tutta. Pazienza".

Che ne direbbe di tornare a parlare di atleti?

"Meglio".

Chi porterà la bandiera a Tokyo, Cio permettendo?

"Non glielo dico nemmeno sotto tortura".

Grazie. In compenso, senza indizi sull’alfiere, scegliamo una donna e un uomo come simboli azzurri.

"Al maschile ne indico due. Frank Chamizo, il lottatore. Personaggio straordinario, dal 2016 vive ogni minuto per cancellare l’amarezza di Rio. E Filippo Ganna, il ciclista. Mi esalta la passione con la quale si mette al servizio del quartetto dell’inseguimento su pista, pur non rinunciando alla prospettiva dell’oro individuale nella crono su strada. Ganna è un gigante, anche umanamente".

E al femminile?

"Benedetta Pilato, la ranista. La sua è una meravigliosa storia italiana, viene dal Sud e si sta affermando nonostante le croniche carenze di impianti e l’atavica latitanza della scuola sul fronte dello sport. Benedetta è un esempio, ma anche uno stimolo. A cambiare".

Tra l’altro, caro presidente, per colpa del virus rischiamo la desertificazione dello sport di base.

"Esatto, purtroppo. Solo che ci vorrebbe un’altra intervista per parlarne. Il Coni da solo, a mani nude!, non può salvare l’associazionismo, il volontariato a sostegno dell’agonismo, eccetera. Ma quello che possiamo fare, stia sicuro che lo faremo".