Piccolo Diavolo, addio ai sogni scudetto

Berardi trascinatore di un Sassuolo che domina a San Siro, Pioli abdica: "Pensiamo a qualificarci per la prossima Champions"

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di Ilaria Checchi

Nello scorso maggio, sotto il sole di Reggio Emilia, il Sassuolo aveva consegnato nelle mani del Milan il suo diciannovesimo scudetto: poco più di otto mesi dopo, in un San Siro quasi sold out, i neroverdi hanno inflitto ai campioni d’Italia in carica una sconfitta di proporzioni epiche, probabilmente scucendo il triangolino dalle maglie rossonere.

Il 5-2 in favore della squadra di Dionisi racconta due storie diametralmente opposte: la prima celebra un Sassuolo concentrato, determinato e imprevedibile, capace di andare a segno con cinque attori differenti (non era mai successo nella storia del campionato a girone unico che una squadra segnasse a San Siro contro il Diavolo cinque gol con altrettanti marcatori) e reduce da sei sconfitte e un pareggio. Gli emiliani, inoltre, non conquistavano i tre punti in trasferta addirittura da metà settembre, ma è la dimensione della vittoria a rendere entusiasta uno dei suoi principali protagonisti, quel Domenico Berardi autore di un gol e due assist nonché bandiera sventolante da ormai 12 anni: "E’ stata la giornata perfetta, abbiamo dato tutto" le sue parole.

Dionisi ha preparato alla perfezione il match contro i rossoneri e i suoi hanno dominato al cospetto di un collettivo che, dal 2-2 contro la Roma, ha perso identità, sicurezza e unione: sono stati tre i gol segnati nella prima mezzora di gioco da Defrel, Frattesi e Berardi (inutile il momentaneo 1-2 di Giroud), mentre nel secondo tempo il crollo casalingo ha toccato l’apice con il rigore di Laurientè (disastroso Calabria) e il pokerissimo firmato da Henrique, dopo il quale i tifosi rossoneri hanno iniziato ad abbandonare lo stadio.

L’acuto di Origi è servito solo per dare manforte all’ex Liverpool e la storia della disfatta del Diavolo viene raccontata dai numeri: 12 gol incassati in tre partite (appena due segnati), peggior difesa d’Europa nel 2023 e una cinquina presa tra le mura amiche in campionato che non arrivava da oltre un quarto di secolo (6 aprile del 1997 nel 6-1 per la Juventus). La mossa di lasciare Leao in panchina non è servita a dare la scossa attesa, così come quella di affidarsi a De Ketelaere e a un Theo Hernandez sperduto: Tatarusanu è stato rovinoso su due gol, mentre capitan Calabria è stato travolto dall’onda neroverde. A fine partita c’è stato un faccia a faccia tra l’Ad Furlani, Maldini e Massara, probabilmente per decidere se intervenire sul mercato in extremis, mentre Pioli ha salutato la corsa scudetto promettendo cambiamenti: "Il nostro scudetto sarà conquistare un posto nella prossima Champions. Sarebbe da parte mia sciocco continuare sulla strada che non ci sta portando risultati, quindi sia a livello tattico che a livello mentale qualche cosa farò. Domenica c’è il derby, vogliamo uscire da questa situazione. Provo dolore per questa sconfitta, manca la serenità. Ora appena prendiamo uno schiaffo non riusciamo a reagire".

E quello ricevuto da un grande Sassuolo è stato a mano aperta.