Pessina e Chiesa, quei bravi ragazzi azzurri

Matteo cita Van Gogh e le massime in latino, Fede sfoggia un fluido inglese ai microfoni: simboli di un’Italia preparata per vincere

Migration

di Leo Turrini

C’era una volta l’Italia dei Bad Boys. Cattivi ragazzi magari solo in apparenza, ma insomma. La Nazionale di Balotelli e Cassano, roba del 2012, arrivò addirittura in finale all’Europeo e non e’ che i protagonisti di quella squadra, appunto Fantantonio e Super Mario, si prestassero a complimenti figli del rispetto del galateo.

Beh, è passata un’era geologica. Sarà magari, anche questa, una conseguenza del Covid. Ma è vero:ci siamo innamorati di una narrazione in stile Mulino Bianco. L’Italia del pallone come oasi di pace, amicizia, serenità. L’esaltazione del buonismo, merce magari disprezzata in politica ma graditissima provenendo da chi entra dalla panchina.

Eh, sì. Sull’abbraccio affettuoso a Wembley tra Vialli e Mancini è stato versato più inchiostro che sull’incontro di Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele. Manca solo che prima della partita contro il Belgio qualcuno proclami “qui si fa l’Italia o si muore”, in stile battaglia di Calatafimi, e poi che altro mai resterebbe da aggiungere?

Non solo. Viene accolta con sincera meraviglia la perfetta padronanza della lingua inglese manifestata da Federico Chiesa dopo il successo, propiziato da un suo goal, contro l’Austria. Come se sia poi così strano che un giovane italiano sia in grado di masticare una lingua straniera senza inciampare in strafalcioni gutturali secondo lo stile vagamente ridicolo di politici come Matteo Renzi e Matteo Salvini. Ora, attenzione: grazie agli azzurri, forse potremmo finalmente renderci conto che il nostro sistema scolastico non è quel disastro che tanto spesso ci affanniamo a descrivere. In realtà un sacco di genitori di ragazzi e ragazze delle ultime generazioni, iscritti e iscritte ai licei nostri, sanno benissimo che l’istruzione non di rado funziona, nel Bel Paese afflitto dal virus del disfattismo.

Non è poi così strano, credete, che l’atalantino Pessina conosca il latino o Van Gogh. Ci sono ottimi professori delle lingue morte e di storia dell’arte sparsi per la penisola. Melius abundare quam deficere, semel in anno licet insanire, eccetera: non siamo una Nazione di cafoni, nonostante tv e web facciano di tutto per dimostrarci tali.

Morale. La Nazionale (non di cafoni) di Mancini ha già vinto l’Europeo sul terreno estraneo all’esito strettamente agonistico della competizione. Infatti, questa squadra ci sta aiutando a comprendere che non è vero che in Italia tutto va male, che non è vero che in Italia niente funziona, che non è vero che in Italia è impossibile riuscire a riconoscersi in un modello positivo di gioventù sana.

O almeno così è bello credere.