Sabato 20 Aprile 2024

Perché sempre la Signora?

Paolo Franci

Why always me? Perché sempre io? si chiedeva Balotelli ai tempi del City, indignato per il clamore che si scatenava ad ogni balotellata. Beh, non era difficile capirlo. Più difficile comprendere why always her, perché sempre lei, la Juve. Negli ultimi anni l’abbiamo vista alle prese col caso doping. Eppoi, la madre di tutti gli scandali, Calciopoli. E, ancora, quell’essere risucchiati nello scandalo scommesse, con il quale la Juve non c’entrava nulla, ma le toccò difendere Conte, deferito per fatti riguardanti il suo periodo al Siena. E qui l’impressione di chi scrive, già all’epoca, fu che per sfortuna o perché i guai e la Juve sono come il ferro e la calamaita, why always her? Non è servita la lezione di Calciopoli – pur con i suoi eccessi e un evidente sbilanciamento nelle sanzioni – che nel tempo è stata trasformata in una bandiera di ingiustizia e uno strumento di marketing verso i tifosi dalla nuova società di Andrea Agnelli. Ricordate gli slogan? "30 sul campo". Questo senso di ingiustizia può aver generato un sentimento di rivalsa che è poi sfociato in una, stando alle accuse, sindrome da scorciatoia: dall’imbarazzante caso Suarez, alle plusvalenze, alla storia degli stipendi e dei bilanci, l’impressione che si specchia in tutto questo, a prescindere da colpe e colpevoli, è l’immagine dell’ossessione. L’ossessione di vincere a prescindere. E costi quel che costi. E ora, mentre c’è chi gioisce e chi si dispera nel Paese del tifo feudale siamo tutti lì a chiederci: why always her?