Perché Matteo può vincere

Paolo Franci

Viva la faccia, la bella faccia osservano le fan in visibilio, di Matteo Berrettini. E viva la classe con la quale sfoggia la sincerità che non si nasconde dietro a scaramanzie, cabala e altre diavolerie. Anzi, di più, Matthew dice proprio che mentirebbe se non dichiarasse come vincere Wimbledon sia l’obiettivo. D’altra parte, il magic moment è negli occhi di tutti e nei trofei alzati, due, nel breve volgere di pochi giorni, vincendo ogni maledetto match. E questo dopo un intervento chirurgico alla mano. Cioè sembra una di quelle storie da cinema sul predestinato, anche perchè poi lo scorso anno il sogno lo ha cullato e pure un bel po’, fino alla finale di Wimbledon, quella della racchetta che batte sul dente che Nole.

Battute a parte, anche i bookmaker - il cui mestiere non è regalare soldi e quindi attenti e prudenti come una gazzella al fiume - si sono convinti che Matteo, yes he can, ce la possa fare eccome. Certo, c’è quel baubau di Nole primo favorito, poi però c’è lui, il piccolo Federer romano, accostabile a King Roger (per ora...) per educazione, stile davanti al microfono, garbo. Se poi a tutto questo aggiungesse uno Slam, ’Quello’ Slam, beh, sarebbe una roba pazzesca. Una roba che Matteo merita, perchè il modo in cui ha progettato se stesso è degno l’acuto più bello sulla superficie che adesso è sua. Anche se nell’erba alta, è il caso di dirlo, si nascondono le solite belve, da Nole all’incredibile, pazzesco, Rafa Nadal.