Pecco, Aprilia e la Divina Commedia

Riccardo Galli

Viene da chiedersi se fa più notizia la vittoria di Enea o la caduta di Pecco. Ma se per rispondere alla domanda provassimo a metterci nei panni di Gigi Dall’Igna, di sicuro non ci sarebbero dubbi: il dato su cui riflettere bene (e magari preoccuparci) è il ruzzolone di Bagnaia.

No, non tanto per la caduta in questione (per un pilota cadere rientra fra i normali rischi del mestiere). No, a preoccupare, semmai è capire perchè Becco è andato giù a Le Mans, dove fra record, pole e passo gara micidiale, avrebbe potuto fare uno strike psicologicamente definitivo nella ripartizione dei ruoli di favorito al titolo. La troppa pressione? (quella del Bestia e quella della responsabilità di diventare un numero uno definito). Oppure un errore, diciamo tecnico, nel valutare prima la rimonta dell’avversario e poi ricalcolare la strategia del contrattacco?

Bene, anzi male, qualsiasi siano le risposte al doppio quesito, la Ducati, se Bagnaia non smette di fare queste "caz....te" (citazione ufficiale dal dopogara di Pecco), la Ducati, dicevamo, rischia il paradosso (e l’inferno) di non correre per il titolo con il suo pilota di punta per farlo invece con quel Bastianini che naviga – perfettamente – nel più piccolo ma assolutamente straordinario dei suoi satelliti.

Questo senza trascurare un altro dato fondamentale. L’Aprilia ovvero l’altra faccia delle due ruote d’Italia sta facendo sul serio. Zitti zitti, con un spirito di sacrificio encomiabile, una perfetta sincronizzazione del grande lavoro (oscuro ma evidentemente essenziale) delle stagioni firmate Rivola, Aprilia (nel suo paradiso) sta rivelandosi una moto formato mondiale da prendere in seria, serissima, considerazione.

E la continuità con cui Aleix Espargaro sta portando punti a casa lascia intravedere una classifica che può crescere a dismisura. Due anni fa il miracolo Suzuki-Mir preso corpo proprio così. Ricordiamocelo.