Martedì 16 Aprile 2024

Paris: "Cortina super, ma anche per il 2026"

"Nel 2021 il mio primo mondiale in casa: sarà un’occasione splendida. Poi tra 5 anni ne avrò 36: non un’età impossibile per un discesista"

Migration

Dominik Paris, 31 anni, 18 vittorie e 37 podi in Coppa del Mondo (Foto Erich Spiess - Red Bull Content Pool)

di Gianmario Bonzi

"Aumento della tensione". E’ la traduzione del nome inglese ("Raise of Voltage") di un gruppo metalcore attraverso cui Dominik Paris, è ben noto, sfoga la sua passione musicale, ultimamente più come cantante-autore, che non come chitarrista. Ma può anche essere il titolo ideale per il mese di gennaio 2021, dove le classiche di Wengen (meno amata, dal 2020 un po’ di più) e Kitzbühel attendono il pieno recupero del più grande discesista italiano, Dominik Paris da Santa Valburga, classe ’89, 18 vittorie e 37 podi in Coppa del Mondo, atleta Red Bull e dell’Arma dei carabinieri, un titolo e due medaglie mondiali, una coppa di superG.

Dominik, come sta?

"Abbastanza bene. Mi sono riposato un paio di giorni e adesso ci troviamo di nuovo a Bormio per allenarci, sulla Stelvio".

A proposito, che sensazioni si è portato via dalle gare di fine 2020?

"E’ andata meglio rispetto a Val d’Isere e soprattutto Gardena. Definiamolo un passo avanti. Ho preso di nuova fiducia, ho sentito sensazioni che cercavo da un po’. Forse non sono ancora al top, probabilmente devo crescere ancora, ma l’obiettivo ora è giocarmi di nuovo il podio. Ci sono già andato vicino in Valtellina".

Era preoccupato dopo le prime due tappe veloci?

"Sono state molto diverse, fra loro. Il rientro in Val d’Isere lo considero tutto sommato positivo, ho sbagliato sulla "Bosse à Emile", ci sta, poi le condizioni sono cambiate, ha vinto un atleta sceso con pettorale alto, per cui ho fatto il massimo, in quel momento. La fatica maggiore è arrivata invece in Gardena: d’accordo, non è la mia pista preferita, ma speravo di fare meglio. Quindi ecco Bormio, dove il superG è andato malissimo, prima del "risveglio" in discesa".

La sua riabilitazione post infortunio è coincisa con il periodo della pandemia. Doppiamente difficile, corretto?

"In parte sì, perché ci è mancato l’allenamento su determinate condizioni e su certe piste, in Sudamerica. Ma non solo: la stagione non è partita, come solitamente avviene, dal Nord America, su nevi diverse, dove comunque trovi il ritmo giusto per affrontare poi le gare europee. Così, invece, è più complicato ricreare la fiducia in sé stessi. Ma ci sto lavorando".

Gennaio porta con sé grandi ricordi, per lei. Aspettative?

"A Wengen ho sempre fatto fatica fino alla scorsa stagione, dove è cambiato tanto. Kitzbühel è fantastica, ma non posso sbilanciarmi. E’ sempre diversa da come te l’aspetti, bisogna vedere quello che si riesce a fare in prova. Certamente proverò a portare qualcosa delle curve tirate a Bormio, una località che per me ha significato nuova fiducia".

La sua carriera?

"Mai avrei pensato di arrivare così in alto. Semmai, solo sognato. Ricordo ancora la discesa della combinata a Vancouver 2010, a 20 anni, mi piazzai secondo dietro Svindal, poi 13esimo alla fine. Era il mio primo anno "pieno" in Coppa, dopo le gare di Gardena e Wengen del 2008-2009. Da lì partì la mia carriera. Sono riuscito a fare tanto, tantissimo, però ho ancora qualche obiettivo da raggiungere. Fin a quando continuerò a divertirmi, andrò avanti. Pechino 2022 è un obiettivo, Milano-Cortina 2026 è lontana, al momento. Anche se avrò 36 anni e non sarà un’età impossibile per un discesista, anzi. La pista Stelvio, poi, rimane unica, tale da trasformare quei Giochi in una rassegna perfetta, per lo sci alpino. Non escludo nulla, ma molto dipenderà da forma e condizione fisica. Restando all’attualità, più cresce la fiducia e più mi diverto. A Bormio sono sceso anche un po’ sorridendo, in pista".

Cortina 2021?

"Sarà il primo Mondiale in casa, per me. Anche se Cortina è la località delle ragazze, quindi immagino che per loro la tensione sia anche maggiore. La ‘Vertigine’ è una bella pista, pur se non così tecnica e nemmeno troppo lunga. Però l’ho provata due anni fa agli Assoluti, ho già capito quali sono i punti chiave e dove si deve sciare bene. In più, servirà tanta precisione perché con un tracciato abbastanza corto, si viaggerà sul filo dei centesimi".

La sua "cantina" di casa (ma non vinicola) è pronta?

"Per tornare a suonare, sì. Anzi, nel mio caso ormai a cantare. La chitarra l’avrò toccata due volte, nel 2020. Scrivo i testi per il mio gruppo, al resto pensano i musicisti. La passione per il Metal nasce già alle scuole medie, anche se sono partito un po’ dal punk, con gli Offspring, e dal grunge, con i Nirvana. Poi, ho aumentato il volume!".

Ecco. Fra poco arriva Kitz. Per noi, invece… aumenta la tensione.