Martedì 23 Aprile 2024

Olimpiadi, cammino difficile. Pioggia di critiche

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di Paolo Manili

Il rinvio dei giochi olimpici di Tokyo dal 2020 al 2021 a causa della pandemia ha provocato una enorme quantità di problemi compreso quello, complicatissimo e delicato, delle qualifiche e, di conseguenza, del numero di nazioni presenti in gara. Considerando che chi parteciperà ha ottenuto la qualifica non uno bensì due anni prima (domanda: nell’estate 2021 sarà ancora competitivo chi si è qualificato nel 2019?), che le squadre avranno tre componenti e non più quattro (per aumentare il numero di nazioni presenti), e che la maggior parte dei cavalieri del salto ostacoli, la disciplina più praticata e più seguita nel mondo (rappresentati dall’International Jumping Riders Club) erano contrari a queste innovazioni, ebbene considerando tutto questo è chiaro come la situazione sia stata difficile da gestire per la Fei. Oltre a tutto ciò va detto che il format della prossima Olimpiade ha provocato discussioni sulla competenza, sulla sperequazione di levatura tecnica tra diversi Paesi con binomi abituati a un livello di gare troppo diseguale a seconda dei continenti e dei ’gironi’ di appartenenza. Alla fine nello scorso febbraio la Fei ha annunciato la lista dei Paesi qualificati a titolo individuale per le tre discipline olimpiche dell’equitazione: il salto ostacoli passa da 27 a 35 nazioni, il dressage da 25 a 30 e il completo da 24 a 30. Un successo ’politico’ per la Fei, che può vantare l’aumento dei partecipanti, ossia una maggiore ’apertura’ a nuovi Paesi, ma resta la perplessità di molti sull’effettiva osservanza della meritocrazia (da sempre punto fermo del Riders Club) laddove i criteri di qualifica sono ancora di livello troppo diverso nelle varie parti del globo. L’Italia ha qualificato per Tokyo l’intera squadra del completo e ha un posto individuale per il salto ostacoli, conquistato da Emanuele Gaudiano.