Oleksy, il destino rovesciato con un gol

Travolto da un’auto, ha perso una gamba nel 2010: il suo gol in acrobazia con le stampelle vince il Premio Puskas della Fifa

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di Paolo Franci

Marcin Oleksy ha la faccia da cattivo dei film di James Bond. Però poi se lo guardi bene, se lo guardi negli occhi, capisci che Ian Fleming mai l’avrebbe immaginato come nemico di 007. Perchè Marcin Oleksy, l’uomo che ha segnato il gol più bello di tutti, il gol dell’anno alzando il Puskas Award in faccia al mondo, ha gli occhi buoni e limpidi del fanciullo che sogna e pensa che nulla sia impossibile. Capita quando si è giovanissimi.

E Marcin, fisico da bomber consumato e aria da duro, quel bambino se lo deve portare dentro per forza perchè certe cose sono possibili solo per quelli come lui. Quelli che trasformano l’ostacolo, anche il più tremendo, in trampolino, sprigionando quel ragazzino che è dentro di loro. E Marcin lo ha fatto. Lui che sognava di volare tra i pali perchè il pallone era roba sua, ma con i guanti da portiere. E invece Marcin ha segnato un gol pazzesco in rovesciata. Il più bello del mondo. Letteralmente.

E lo ha fatto con una gamba sola, perchè Marcin Oleksy è amputato e primo calciatore nelle sue condizioni ad alzare il Puskas Award, il premio Fifa assegnato al gol più bello dell’anno. Se il calcio è lo sport dove l’impossibile è possibile - così come ci ha insegnato Leo Messi: Impossibile is Nothing - allora quella di Oleksy altro non è che l’ennesima riprova.

Eh sì, voleva diventare Szczesny, mica Lewandowski, il classe ’87 polacco. O, meglio, il suo idolo Iker Casillas. Volava tra i pali sognando il calcio che conta, volava con la fantasia e rideva, rideva, rideva. Perchè Marcin è uno di quei ragazzoni della sua terra sempre allegri e positivi. Lui, quando scherza e scatena l’allegria, è un uomo felice. E mai avrebbe pensato, che quel maledetto 20 novembre 2010 qualcuno gli avrebbe cancellato sorriso e allegria in un colpo solo.

In quella maledetta mattinata Marcin è sul bordo di una strada a fare il suo lavoro di manutentore. Il rumore alle spalle è come un tuono. Poi il buio. Si risveglia all’ospedale dopo essere stato travolto e schiacciato da un’auto finita fuori carreggiata. "Prima di perdere conoscenza non ho sentito dolore, ho soltanto avuto paura di morire - racconta - Poi mi sono svegliato dopo l’operazione ed è stato in quel momento che ho capito cosa fosse successo e che avevo perso una delle mie gambe". Amputazione. Due anni di sedia a rotelle. La moglie Ewelina incinta di Antonina la seconda figlia, ma leonessa indomita che lo cura, lo accudisce, lo riporta alla vita. Poi si rialza con le stampelle. C’è il figlioletto, Tomasz, che non smette di ridere e inseguire il pallone. L’abbiamo già detto che nel calcio l’impossibile diventa possibile? Ebbene, è proprio quel bimbo che oggi ha cinque anni a spingere la palla tra i piedi di Marcin: "La prima volta che ho tirato un calcio al pallone dopo l’incidente è stato con mio figlio e quel momento mi ha reso molto Da lì, ricomincia ad allenarsi giocando al calcio per amputati. E arriva ad essere convocato in nazionale di categoria. Il gol dell’anno l’ha segnato con la maglia del suo Warta Poznan, contro lo Stal Rzeszow nello scorso novembre.

Finita qui? No, perchè c’è un altro filo di magia. Appena un anno fa, parlando con il ct della Nazionale Kurzawa, Marcin gli diceva: "Io mi sento una cosa dentro, mi sento che il 2023 sarà il mio anno".