Mercoledì 24 Aprile 2024

Non fate pentire i tifosi di calcio

Leo Turrini

Venti anni fa, il 24 gennaio 2003, morì Gianni Agnelli. In una conversazione televisiva con Enzo Biagi, l’Avvocato apprese dal giornalista che Tommaso Buscetta, il super pentito anti mafia, era tifoso della Vecchia Signora. Con un sorriso, il Signor Fiat commentò così: "Beh, almeno di questo non dovrà pentirsi".

Ecco, lasciate stare l’esito di Juventus-Atalanta ed evitate pure di scervellarvi sulla maxi penalizzazione da plusvalenze: manca ancora una sentenza definitiva e di sicuro ci saranno altri procedimenti, sia in sede sportiva che giudiziaria.

Quello invece che ci sta di dire, con una abbondante dose di ingenuità, è che all’intero calcio italiano abbiamo tutti, ma proprio tutti, il diritto di chiedere di non farci pentire mai della nostra passione, della nostra fede, del nostro tifo.

Perché è vero: il pallone è una azienda, contribuisce in maniera non indifferente al mitico Pil, il prodotto interno lordo. Ma rimane, anche e soprattutto, una emozione. Beninteso, le mele marce ci sono in tutti gli ambienti: però lo sport, pure quando è business, dovrebbe esaltare la trasparenza, non rincorrerla a buoi già scappati dalla stalla.

Infine, mi si conceda un cedimento nostalgico al Mito. Quando c’era Gianni Agnelli, beh, la Juve faceva notizia per altre cose.