Giovedì 25 Aprile 2024

No al ricorso Lazio, col Torino si deve giocare "Ma la decisione dell’Asl desta varie perplessità"

"I granata hanno tratto profitto dal provvedimento adottato dall’autorità sanitaria su richiesta della società"

Una sentenza in agrodolce per il Torino. La Corte sportiva d’appello della Figc ha stabilito che la partita in casa della Lazio rinviata lo scorso 2 marzo si deve giocare, confermando il giudice sportivo. Ma le motivazioni del collegio presieduto da Piero Sandulli lasciano spazio a molteplici possibili sviluppi in chiave giuridica che la Lazio è pronta a cavalcare. Da un lato, un successo dell’avvocato del Torino Eduardo Chiacchio, soprattutto considerate poi le pesanti motivazioni della Corte Figc nelle parti in cui sottolineano le presunte "furbizie" utilizzate dai granata nell’ottenere dalla Asl di Torino il diniego a partire per Roma e quindi la causa di "forza maggiore" nel non presentarsi al match del 2 marzo scorso all’Olimpico contro i biancocelesti a causa di numerosi casi di positività al Covid dei granata riscontrati nei giorni precedenti. Nel dibattimento, l’avvocato biancoceleste Gian Michele Gentile aveva sostenuto che non ricorressero, contrariamente a quanto affermato dal Giudice Sportivo, i presupposti per il riconoscimento al Torino della "forza maggiore", e paventato l’illegittimità del provvedimento adottato dalla Asl di Torino, che il 1o marzo aveva precisato che la quarantena del Torino scadeva alla mezzanotte del 2. I giudici federali di secondo grado hanno rilevato l’impossibilità a "disapplicare" provvedimenti amministrativi, adottati da una autorità statale o territoriale. Ma le conclusioni del collegio presieduto da Sandulli rilevano come il provvedimento della Asl "desta più di una perplessità"; la Corte poi sottolinea come il Torino "abbia tratto profitto dal provvedimento adottato dall’autorità sanitaria torinese, peraltro, su richiesta della stessa società granata", attraverso comportamenti che "sembrano finalizzati all’unico fine di ottenere, nelle ipotesi di calciatori risultati positivi al Covid-19, il rinvio della disputa delle gare che potrebbero essere, tranquillamente, disputate, atteso, peraltro, il consistente numero delle rose di calciatori a disposizione delle società professionistiche". Comportamenti, questi ultimi, "improntati ad una sorta di ‘furbizia’", per il cui possibile accertamento la Corte rinvia ad una "eventuale attività di inchiesta", spiegano le conclusioni, "della Procura federale sul rispetto dei Protocolli".