Mercoledì 24 Aprile 2024

"Niente vip, le mie vacanze da pellegrino"

Rocco Costantino, attaccante del Monterosi in serie C, ’folgorato’ dal cammino di Santiago: "Sono partito senza pensarci"

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di Doriano Rabotti

Anche lui ha messo le foto della vacanza su Instagram, ma sono molto diverse da quelle che postano i colleghi calciatori professionisti. Niente crociere o cocktail in riva a spiagge esotiche, per Rocco Costantino, attaccante del Monterosi, serie C: ma tanta fatica, quella che ci vuole per affrontare il cammino di Santiago de Compostela, per un pellegrinaggio che è mentale ancora prima che fisico. Perché ogni passo è una domanda a se stessi, ogni metro percorso fuori è scavato dentro la propria coscienza.

Costantino è un attaccante di 32 anni nato in Svizzera, l’ultima stagione al Monterosi, in passato anche Modena, Bari, Triestina e Sudtirol. Non è un uomo comune, di sicuro è un calciatore a cui la maglia dello stereotipo va stretta.

Perché ha deciso di passare le sue vacanze camminando per 300 km in sette giorni, da Roncisvalle fino a Burgos, in Spagna. Non ha completato il Cammino fino a Santiago de Compostela a causa di un...infortunio, ma lo completerà di sicuro, più avanti.

Come sia nata l’idea, lo ha confidato in un post su Instagram: "Sono stato 21 giorni fuori senza prenotare nulla, ho pensato, ho riflettuto, ho pregato, ho pianto tanto (forse è la cosa che ho fatto di più), mi sono sentito deluso, felice, arrabbiato, contento, da solo, forte e debole, mi sono fidato di me e ho conosciuto persone di ogni parte del mondo".

Una decisione nata d’istinto anche per un momento duro a livello personale: "L’idea del pellegrinaggio è nata in mezz’ora quando mi ha chiamato un amico, Andrea Sassarini, che l’aveva già fatto cinque anni fa. Mi ha sentito giù di morale, non ero felice, e mi ha detto di partire subito. Ho preso la macchina, sono andato a Fiumicino e mentre viaggiavo ho comprato il biglietto per Madrid", racconta Rocco.

E poi si è messo a camminare, dalla partenza di Roncisvalle, fino a quando il fisico ha retto, a Burgos. 300 km a piedi dal 10 al 17 giugno: "Come esperienza è molto dura, io ho dovuto interromperla dopo sette giorni perché ho spinto troppo, la caviglia sinistra ne ha risentito e per evitare guai maggiori mi sono fermato. Io comunque non ero preparato, ero partito improvvisando un po’ e questo non si può fare. Però la difficoltà del Cammino non è tanto fisica, quanto spirituale: ti mette davanti a domande alle quali devi rispondere, sennò si ripresentano".

In quale modo il pellegrinaggio lo abbia cambiato, lo spiega lui stesso: "La mia pazienza è stata toccata in modo profondo, sentire il rumore di ogni passo, ascoltare il silenzio, mi ha cambiato tanto. Io di solito pazienza non ne ho, voglio troppo".

Nessuna reazione dai colleghi: "In realtà lo sapevano solo pochissimi amici intimi, i miei colleghi l’hanno scoperto quando ho scritto su instagram".

Il futuro è già scritto, è solo questione di tempo: "Sicuramente voglio terminare il Cammino, ma arrivare fisicamente a Santiago è una formalità, la tua Compostela devi trovarla dentro te stesso, arrivarci è solo una questione fisica. Sicuramente ripartirò da Burgos per finirlo, vediamo quando".

Perché dentro qualcosa è cambiato: "Mi capitava di fermarmi a bere un po’ d’acqua o una birra, e ogni volta che ripartivo mi commuovevo perché riprendevo il contatto con me stesso. Mi emoziono ancora adesso".