Niente biscotto, ma l’Inter resta a digiuno

Il Real fa il suo dovere, batte Il Borussia ma i nerazzurri non vanno oltre lo 0-0 con lo Shakhtar: quarto posto, niente Europa League

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di Giulio Mola

Un’altra delusione. Un’altra eliminazione. Un’altra mazzata, sportiva ed economica. Nella notte della verità, fra temuti “biscotti“ e presunti complotti, l’Inter tradisce ancora ed è fuori dalla Champions. Peggio, fuori dall’Europa, fuori da tutto. E’ la pagina più nera degli ultimi anni, e anche questa volta non ci sono alibi, perché se non riesci a battere in casa un rinunciatario Shakhtar Donetsk (che accede in Europa League) è giusto andare a casa. Nessuna giustificazione, i nerazzurri devono prendersela solo con se stessi e con i propri limiti ormai evidenti, quelli di una squadra “incompiuta“, visto che negli appuntamenti che contano i flop sono stati ripetuti. La terza eliminazione di fila nella fase a gironi poteva essere evitata in extremis, perché nell’ultimo turno il Real ha fatto il suo dovere sbarazzandosi senza fare calcoli del Borussia Moenchengladbach. Altro che biscotto, anche se i tedeschi passano comunque con le merengues. Il vero pasticcio lo hanno fatto i nerazzurri, con una gara insipida e il contorno di ansia che di certo non ha aiutato ad uscire dal pantano dell’inutile 0-0 finale. La Champions è un ricordo, le casse di Suning (Proprietà assente anche ieri sera) piangeranno, il Natale sarà poco divertente. Antonio Conte e la sua truppa devono farsi subito un esame di coscienza per salvare il salvabile, almeno in campionato.

Freddo e pioggia a San Siro nel match da “dentro o fuori“. Il recupero in extremis di Barella levava l’allenatore dall’imbarazzo più grande, quello di dover schierare a tutti i costi il danese Eriksen, relegato ormai a ruolo di lussuoso soprammobile dello spogliatoio nerazzurro. Assente Vidal, toccava proprio all’ex del Cagliari prendersi le responsabilità in mediana, laddove i giocolieri ucraini mostravano la solita abilità nel palleggio. Pochi minuti di studio in avvio e al 6’ Inter ad un passo dal gol con Lautaro (ben innescato da Barella) che colpiva la traversa. Difesa a tre degli ucraini in evidente difficoltà, con Stefanenko a far da balia a giovanissimi compagni nel tentativo di arginare gli attaccanti nerazzurri. La buone notizie provenienti da Madrid non distraevano l’Inter, che con pazienza e lucidità difendeva e ripartiva. Non un gioco spettacolare, però efficace quando Hakimi e Young spingevano sulle fasce. Ancora Lautaro (16’) e Skriniar (31’) mancavano il bersaglio da buona posizione. Di contro uno Shakhtar (costretto a rinunciare a Vitao) prudente e deciso ad accontentarsi del pareggio, con i nerazzurri che in difesa rischiavano poco o nulla (attento Handanovic su Dodò al 40’). Non bastava la supremazia territoriale e l’ennesimo pericolo (colpo di testa al 41’) creato dal Toro argentino, all’Inter serviva altro: un pizzico di qualità e ritmi più alti. Nell’intervallo Conte spronava i suoi e al cambio di campo Barella (straordinario, considerato il problema alla caviglia) e soci cambiavano marcia, almeno nei primi minuti. Pressing alto e maggior velocità nella manovra, perché col Real che vinceva il destino a quel punto era nelle mani (e fra i piedi) dei nerazzurri. Lo Shakhtar arretrava sempre di più e rischiava: grande riflesso di Trubin (7’) sulla capocciata di Lukaku, poi Lautaro (10’) arrivava poco coordinato sul bel cross di Young. Col risultato che dopo un’ora non si sbloccava l’Inter cominciava a farsi prendere dall’ansia e rischiava tanto sul contropiede di Tetè (18’) dopo un bel tiro di Brozovic dal limite deviato in maniera decisiva. Fuori Young per il più offensivo Perisic, poi entrava pure Sanchez. E l’Inter, sbilanciatissima, lasciava pure spazi al pericoloso contropiede degli ospiti. Finalmente toccava a Eriksen. Vano l’assalto finale, Sanchez ci provava di testa ma l’urlo del gol rimaneva strozzato in gola così come sul tiro del danese intercettato da Trubin. Lacrime, sconcerto e rimpianti al triplice fischio dopo otto minuti di recupero. Da oggi si ricominciano i processi all’Inter.