Nessuno pensa mai ai tifosi

Corrado Piffanelli

Nella cronica povertà del dibattito sul calcio, il cambio di padrone del pallone (perchè la tv è il vero dominus del gioco) è banalizzato dalla solita partigianeria (meglio la Leotta di Caressa, Trevisani o Pardo eccetera) e dall’ingordigia dei club che di fronte ad un’offerta più alta hanno non solo dato il benservito a Sky che li ha tenuti in vita in questi anni di entrate nulle (diceva Leopardi che la generosità è una colpa che non viene perdonata al genere umano), ma soprattutto se ne sono infischiati bellamente degli unici sostegni certi che hanno al mondo, i tifosi. Perchè le tv passano, i tifosi no. Cioè nel dibattito a suon di astensioni e cambi di schieramento per il voto, quasi fosse Yalta, non si è mai sentito un povero Cristo che chiedesse garanzie per il pubblico, in termini di costi e di fruibilità del servizio. Due parametri che, cerchiamo di spiegare all’interno, sono oggi tutti da verificare considerata la svolta epocale. Speriamo che il calcio su internet sia l’occasione per modernizzare un paese che per la scuola, l’industria e il cittadino non l’ha mai fatto. Ma di certo quattro abbonamenti per seguire una squadra in A e Champions non sono accettabili. Ai club sfugge il fatto che si scherza col fuoco: i tifosi sono stanchi di orari impossibili, abbonamenti buttati, spettacoli rovinati e prima del Covid regole sempre meno comprensibili per andare allo stadio. Attenti a tirare troppo la corda: il calcio è bellissimo, ma non è a tutti i costi.