Mercoledì 24 Aprile 2024

Napoli, vedi Maradona e poi vinci per lui

Il San Paolo celebra Diego, Insigne apre la goleada alla Roma e bacia la maglia del Pibe. Prima della gara, toccante tributo di Conti

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di Paolo Franci

Per Diego e nel nome di Diego. La sfida più struggente e toccante la vince il Napoli nettamente e meritatamente. E,non poteva che andare così, perchè l’onda emotiva per la morte di Maradona in qualche modo s’è trasformata in carburante per gambe e testa dei ragazzi di Gattuso. E certo non deve essere casuale che i gol siano arrivati da piedi tecnicamente nobili, come quelli d Lorenzo Insigne e Fabian Ruiz. E la Roma? Brutta, irriconoscibile e in pessima serata nei suoi uomini migliori, da Pedro e Dzeko soprattutto, fino a Mkhitaryan. Per non parlare di un pessimo Pellegrini. E così Ringhio riporta il Napoli là dove conta e, contemporaneamente, spinge il Milan verso la fuga lassù. Non un inedito, considerando il Gattuso giocatore no?

Nell’incessante tam tam di ricordi e gesti d’omaggio per Diego Maradona, ieri è arrivato quello di Bruno Conti, bandiera romanista e, soprattutto, amico di Diego. Conti si è recato nei quartieri spagnoli a Napoli, lì dove è sorto spontaneamente un vero e proprio tempio dei ricordi con il murales dell’argentino, per l’ultimo saluto. Ha deposto un cuscino di fiori e si è inginocchiatodavanti a quell’altare improvvisato. Conti, uno dei protagonisti della vittoria azzurra nel mondiale di Spagna dell’82, fu soprannominato all’epoca ‘Marazico’, cioè una sintesi dei due grandi simboli dell’Argentina e del Brasile, Maradona e Zico.

Eppoi, lo stadio. A breve sarà intitolato all’argentino e tutto in quell’enorme catino deserto, è intriso dei ricordi di Diego. L’incrocio dei pali dove il 3 novembre dell’85 segno quel gol impossibile alla Juve che ridefinì la fisica del pallone. Eppoi, gli striscioni e i drappi e i ritratti che ondeggiano delicatamente sugli spalti vuoti. C’è Insigne, che poi segnerà il gol del vantaggio su punizione alla Diego, che porta un mazzo di fiori sotto a quella scritta su che racchiude il dolore di un popolo: "La tua scomparsa un colpo al petto, un dolore al cuore, Napoli ti giura eterno amore". Quando entrano in campo le squadre, il colpo d’occhio è toccante, perchè il Napoli indossa una maglia che di fatto è quella dell’Albiceleste, la Nazionale argentina. E non è finita qui perchè al 10’, tutto si ferma e per un minuto c’è chi applaude in campo, chi indica il cielo. Napoletani e romanisti, ricordano un simbolo non solo di Napoli e del Napoli, ma dell’essenza più pura del calcio: la genialità inarrivabile di Diego.

La partita è piena di significato perchè se la Roma la vince si siede sulla poltrona di anti-Milan, se invece passa il Napoli per Pioli è fuga e per Gattuso un gran bel riscatto dopo il ko proprio con il Milan. Stavolta però, Ringhio non cade nella tentazione di giocarsela con 4 attaccanti, come aveva fatto contro i rossoneri. Un centrocampista in più e 4-3-3, mentre Fonseca recupera Dzeko. Il primo tempo sarà però un monologo azzurro contro un Roma irriconoscibile, imprecisa anche nei suoi uomini migliori, da Pedro a Mkhitaryan, con Dzeko in evidente ritardo fisico. E se poi, sulla comunque bella punizione di Insigne, anche Mirante ci mette del suo la naturale conseguenza è il meritato vantaggio del Napoli. La dedica di Lorenzo, meravigliosamente scontata: corsa verso la panchina e maglia celebrativa di Diego mostrata alle telecamere e riempita di baci. La Roma perde Mancini e Veretout per infortunio e nella ripresa illude Fonseca con un minimo di reazione. Ma a chiudere la storia ci pensano Fabian Ruiz e Mertens.