Giovedì 18 Aprile 2024

"Mugello speciale, vincere qui è diverso"

‘Ago’ ha trionfato tante volte qui: "Serve un coraggio unico. Quella volta che caddi capii che chi stava arrivando poteva fare meglio di me"

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di Riccardo Galli

Nell’albo d’oro delle vittorie il suo nome è stampato in neretto. Una, due… tante volte. Ma al Mugello ha anche sofferto, lasciato una vittoria sicura all’ultimo giro e – forse è la prima volta che lo racconta –qui ha iniziato a pensare che forse era arrivata l’ora di chiudere con le corse, dopo una carriera incredibile. E unica. Il concetto potrebbe richiamare da vicino le idee, i numeri e il futuro di Valentino Rossi, ma oggi si corre. Punto. Si corre al Mugello e per Giacomo Agostini questo è uno di quei giorni che ti fa aprire con il cuore l’album dei ricordi e delle emozioni.

Agostini, che effetto le fa essere di nuovo qui al Gp d’Italia, dopo il ‘salto’ dello scorso anno per l’emergenza sanitaria?

"E’ una sensazione bellissima. Il Mugello è una pista straordinaria come poche al mondo, e rivedere questa gara sarà come riprendere un grande spettacolo che purtroppo era stato interrotto per cause di forza maggiore".

Lei dice che la pista toscana “è una delle più belle al mondo“, molti piloti si spingono oltre e si sbilanciano in modo molto più marcato: perché?

"Perché per me dire che il Mugello è una pista unica è probabilmente riduttivo. E’ bella sì, ma ce ne sono altre altrettanto belle, bisogna essere obiettivi. Così io preferisco evidenziare le qualità del Mugello con una definizione più forte: questo è un circuito dove ci vogliono le p… Sì, per guidare bene e vincere qui serve un coraggio unico".

C’è un settore che le piace più degli altri?

"Ma tutto, tutto il Mugello è roba da piloti di altissima categoria. Vede, qui ci sono curve velocissime e altre molto meno, ci sono ‘esse’ in discesa e soprattutto non ci sono le chicane che altrove servono a ridurre la velocità. Qui si deve andare forte. E basta. Questa pista non ti dà respiro, devi essere sempre e comunque al massimo e in grado di controllare la situazione se vuoi ottenere il massimo".

E’ vero che vincere al Mugello, oggi come ieri, per un pilota è un momento molto più speciale di altri?

"Assolutamente. Se sai stare primo al Mugello, se riesci ad essere il più veloce di tutti su questa pista, capisci di aver fatto qualcosa di molto più importante che altrove. Se poi sei anche italiano... vincere al Mugello vale il doppio".

Il suo ricordo indelebile?

"Eh… mica è facile. Al Mugello ho conquistato tante belle vittorie. Ho fatto sempre grandi gare. Tantissime con la MV, ma anche in Suzuki mi sono divertito. Qui non volevo e non potevo sfigurare e quindi bisognerebbe prendere un almanacco per non sbagliare date e riferimenti per dire quale è stato il mio giorno più bello. Poi, ci sono stati anche momenti brutti eh…".

Tipo?

"Quella volta che ho rotto il motore, all’ultimo o forse al penultimo giro e ho dovuto rinunciare alla vittoria. Incredibile no? Non esiste, non è mai esistito, di rompere quando la gara è praticamente finita… Invece andò così, e nella caduta la spalla mi andò a quel paese…".

E magari in quell’istante iniziò subito a pensare all’anno successivo…

"Forse sì. Forse no. Se devo essere sincero dopo l’episodio ebbi un altro tipo di pensiero".

Quale?

"Che forse dovevo iniziare a lasciare il posto a chi stava arrivando. Ero forte sì, ma era più corretto dire che ero stato forte. Fortissimo. E chi stava arrivando era già in grado di fare meglio. Meglio di me".

Accadde al Mugello. E qualsiasi riferimento a Valentino Rossi è (sinceramente) puramente casuale. O forse no.