Vince la Ducati. Ma è quella targata Pramac. Quella portata dal giovane, giovanissimo, Martin che mette la firma sulla sua prima vittoria in MotoGp.
Jorge Martin, 10
Questo ragazzo è forte. In Ducati (parola di Guidotti, numero uno in Pramac) lo sanno bene e la prova e il risultato di Zeltweg sono la conferma. Lottatore e calcolatore: roba da numeri uno.
Joan Mir, 9
Si è rivisto il campione del Mondo. Sfrutta al meglio la potenza della sua Suzuki fino a quando ne ha. Mette nel mirino Martin e prova a metterla sulla guerra di nervi. Ci piace.
Fabio Quartararo, 8
Podio più complicato del previsto ma che per il francesino vale il doppio. Forse anche il triplo. Incassa punti pesantissimi nella classifica mondiale e si tiene dietro alla grande tutti i rivali.
Alex Marquez, 6
Bravino a prendersi un posizione che porta punti e rimanere ’a galla’ tenendosi dietro fior di rivali. Sicuramente più lucido del fratello. E non è poco.
Enea Bastianini, 6
Ok, ci piacerebbe, una volta, raccontarlo lassù fra i top. Detto questo riesce a regalarsi un paio di sorpassi niente male, il che significa che il ragazzo sta crescendo bene.
Valentino Rossi, 6
La sufficienza è per le emozioni che ha saputo regalare in questo week end per lui infinito. In pista? Meglio passare alla prossima domanda.
Jack Miller, 5
Spinge forte e avrebbe meritato di portarsi a casa qualcosa di prezioso da questa gara. A un certo punto però spinge un po’ troppo forte e addio Austria 1. Peccato, ma spesso chi troppo vuole...
Marc Marquez, 5
Vuole strafare. E diventa pericolosissimo. No, caro Marc, così non vale. Che sei il più forte lo sappiamo bene e prove di forza così scorrette (chiedete a Aleix Espargaro) non servono.
Pecco Bagnaia, 4,5
La prima partenza ci consegna un Pecco formato super-protagonista. La seconda ci consegna un Pecco che scivola indietro e non sa uscire dalla palude. Delusione.
Maverick Vinales, 4
La sua domenica è stata un incubo. Partenza dalla corsia dei box dopo che il motore si era spento e tanti, troppi, nervi tesi. E la rimonta che non c’è.