Giovedì 25 Aprile 2024

Mondiali 2022, Qatar, Iran, Arabia Saudita, quando i soldi non bastano

Le tre squadre islamiche sono uscite tutte al primo turno nel mondiale degli sceicchi

Nel mondiale degli sceicchi non c'è più posto per le squadre degli stati a trazione religiosa islamica. Nel mondiale che ogni giorno offre un braccio di ferro mediatico tra i valori sociali di mondi diversi (e questo è sicuramente un bene, un momento di crescita), il freddo dato calcistico dice che le tre squadre su cui erano puntate le attenzioni e le speranze dei tifosi mediorientali sono già tutte fuori. Una, quella di casa, nonostante la campagna naturalizzazioni di calciatori stranieri, ha pagato la sua distanza eccessiva dal resto del mondo del calcio: senza un vero campionato, con giocatori muniti rapidamente di passaporto utile alla causa, il Qatar è stata la prima squadra a uscire di scena, perché sul piano tecnico era la più povera del lotto. Le altre due hanno vissuto anche momenti di gloria, che però si sono rivelati miraggi nel deserto. E' il caso soprattutto dell'Arabia Saudita, che aveva progettato con attenzione la spedizione in Qatar lavorando su un gruppo che fa parte di poche squadre locali, ma che almeno gioca un campionato in cui da anni arrivano campioni europei e sudamericani a fine carriera: loro cercano i soldi, ma intanto possono trasmettere un po' di sapere calcistico. E non è un caso che proprio dagli arabi sia arrivata l'unica offerta che Cristiano Ronaldo sta valutando: tecnicamente non sarà il modo migliore per chiudere la carriera, ma i 200 milioni proposti dall'Al-Nassr farebbero traballare le ambizioni sportive di chiunque. Nel frattempo ieri l'Arabia Saudita è uscita, dopo essersi illusa di poter addirittura passare il turno grazie al successo nella prima gara contro l'Argentina di Leo Messi, nientemeno.

Alcuni giocatori dell'Arabia Saudita (Afp)
Alcuni giocatori dell'Arabia Saudita (Afp)

Il giorno prima si erano arresi i ragazzi dell'Iran, più consolidati a livello puramente calcistico ma sicuramente anche più 'disturbati' nelle gesta sportive da quello che stava accadendo in patria. E' un dato di fatto che in un mondiale preparato in grande fretta, avere altri problemi per la testa (nel caso dell'Iran sicuramente più importanti del calcio) non permette di concentrarsi sul campo, vedi la Germania sconfitta all'esordio dopo giorni in cui si è parlato della fascia del capitano e mai di quella laterale da cui arrivano i cross.

Il mondiale tra le dune ha un merito: volenti o nolenti, tutti ci stiamo confrontando con culture diverse, e le battaglie per i diritti civili stanno ovviamente su un piano superiore rispetto a quelle meno importanti che si disputano sul campo.

Ma di sicuro, nel percorso verso l'integrazione col mondo del pallone, le tre squadre dei paesi islamici sono ancora indietro.