Mercoledì 24 Aprile 2024

Povera Italia, è una figuraccia mondiale

Poca voglia, un test inutile: mentre le altre Nazionali sognano in Qatar, perdiamo 2-0 l’amichevole contro l’Austria a Vienna

di Paolo Franci

La metafora perfetta di una partita che non s’aveva da fare - non nel giorno dello start mondiale in Qatar - è arrivata sul filo del termometro. Trenta gradi a Doha nel giorno dell’inaugurazione. Zero gradi a Vienna per questa seconda amichevole della Nazionale dopo la vittoria contro l’Albania, che incornicia un primo tempo orribile, una ripresa migliore (ma non era difficile eh...) e una vittoria austriaca strameritata. Gelo quindi a Vienna, che fa il paio con questo ’italian paradox’, il fatto di ritrovarsi in campo mentre gli altri sognano di vincere la Coppa del Mondo. E vedere i nostri cantare l’inno di Mameli così lontani dal pallone che conta non è una bella sensazione. In ogni caso c’è da pensare al futuro, al 2023 che riserva agli azzurri un parziale riscatto con le finals di Nations League e la corsa alla qualificaizone per Euro2024. Il punto è che i nostri, forse distratti e immalinconiti proprio dall’inaugurazione di Qatar 2022, o forse impigriti come solo noi sappiamo fare in amichevole, l’hanno presa proprio male questa gara con l’Austria.

E il gelo di cui sopra, arriva subito, dopo sei minuti, quando Schlager la strappa dai piedi di Verratti lanciando Arnautovic. Il leader del Bologna scappa dritto, scherza i nostri e scarta una caramellina dolce per Schlager che non ha difficoltà a metterla dentro. Non sarà l’unica occasione, anzi. L’Austria domina, pressa alto, ruba palla e crea occasioni a rullo di tamburo. A prescindere, è al limite dell’irritante la prestazione di alcuni azzurri. Da Raspadori a Politano, fino a un Grifo irriconoscibile e a un Gatti ancora lontano dal poter ambire a una maglia azzurra.Il matello austriaco torna a picchiare duro su punizione quando quel monumento di Alaba calcia dai venti metri e Donnarumma fa un pasticcio dei suoi. Per dire: il primo tiro vero azzurro arriva quasi alla fine del tempo con Politano. Proprio lui, con Grifo, Gatti e Di Lorenzo, resta negli spogliatoi.

Logico che Mancini decida di cambiare la squadra e ridisegnando le fasce con Zaniolo e Chiesa - mettendo dentro anche Scalvini e Pessina - la musica cambia un po’ anche se Donnarumma è costretto a un paio di miracoli. Ecco, va bene provare i giovani, ma sarà dura rinunciare in futuro alla potenza e la velocità di Zaniolo e Chiesa che sembrano nati per giocare insieme. E con loro in campo, almeno per 45’ più recupero e pur con le solite difficoltà nel trovare la porta, ci siamo dimenticati che il calcio vero, quello che conta, è a qualche migliaio di chilometri da Vienna.