La Polonia ai Mondiali. Dai ricordi in agrodolce all'effetto Lewa

Qatar 2022: una nazionale da seguire con attenzione e simpatia

Polonia, ricordi in agrodolce, almeno per noi italiani. E Polonia al centro del mondo, dal punto di vista storico, nel ventesimo secolo. Perché al centro del mondo? Perché il primo settembre 1939 scoppia la Seconda Guerra Mondiale. E le mire espansionistiche di Adolf Hitler, che già si era preso l’Austria e parte dei Sudeti, si materializzano con l’invasione della Polonia. Di Polonia e di un vescovo che veniva dall’est, cominceremo a parlarne nel 1978, con l’elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla, poi papa Giovanni Paolo II. Ma è della Polonia sportiva, anzi, calcistica che dobbiamo parlare. Ed ecco, quindi, i ricordi in agrodolce legati appunto alla Nazionale italiana che, in Qatar, sarà solo spettatrice.

Dopo Mexico 1970

Mondiali di Germania - a proposito di storie, le Germanie in quel 1974 sono addirittura due, Ovest ed Est o, se preferite, Repubblica Federale di Germania e Repubblica Democratica di Germania -: gli azzurri ci arrivano sull’onda del secondo posto in Messico. E’ la nazionale di Riva e Rivera, Mazzola e Valcareggi. Siamo tra i favoriti. Deraglieremo subito, perdendo proprio con la Polonia di Kazimierz Deyna e Jan Tomaszewski, il portiere che diventa subito un idolo dei giovani perché gioca con la fascetta bianca per fermare i lunghi capelli. E poi Grzegorz Lato e Robert Gadocha, le due ali baffute, velocissime e con il vizietto del gol. Un Mondiale, quello del 1974, da dimenticare.

Le gioie di Spagna 1982

Diverso, invece, l’amarcord del 1982. E’ la Polonia di Zibi Boniek. Pareggiamo 0-0 all’esordio proprio con la Polonia (con Bearzot già contestato), poi vinciamo, sempre contro i polacchi di Zibi, 2-0 (doppietta di Paolo Rossi) in semifinale e voliamo al Bernabeu, dove l’immagine festante in tribuna di Sandro Pertini resta un’icona per tutti i cosiddetti ‘boomer’.

Datemi una... Lewa

E adesso, invece, ecco una Polonia fortemente italiana, anche se l’uomo copertina è Robert Lewandowski che, dopo aver vinto tutto con il Bayern Monaco, adesso ci riprova con un Barcellona che appare un po’ in disarmo rispetto alle versioni “Guardioliane”. Lewandowski il leader ma, solo restando al reparto offensivo, ecco l’Arkadiusz Milik bianconero (ed ex Napoli) e il Krzysztof Piatek, attualmente alla Salernitana e già visto all’opera con Genoa, Milan e Fiorentina. Più Milik di Piatek, come titolari da affiancare a Lewa, per continuità e affidabilità. Anche se il mondo polacco gira tutto intorno al talento e alla efficacia sotto porta di Lewandowski. Portieri tutti all’italiana, invece, con il codice fiscale per antonomasia Wojciech Szcezesny (impossibile pronunciare il nome in modo perfetto, senza rischiare di vanificare il lavoro del proprio denitista) che, dopo la Roma, si è preso la scena nel mondo Juve. Poi Lukasz Skorupski, numero uno del Bologna, con un passato all’Empoli. E se in difesa molte delle fortune ruotano attorno a Jakub Kiwior - allo Spezia, ma sotto i radar di Milan e Juventus -, il gioiello, a centrocampo, è Piotr Zielinski. Ventotto anni, nel pieno della maturità, dopo Udinese ed Empoli sta facendo cose eccezionali a Napoli che, non a caso, è la capolista in serie A. Il cognome da spia russa (almeno nell’immaginario collettivo nostrano) lo rende ancora più interessante. Uno da tenere d’occhio, insieme con una Polonia che, tra gli altri ‘italiani’, può schierare anche Bartlomiej Dragowski (da valutare le condizioni dello spezzino, vittima di un infortunio alla caviglia), Bartosz Bereszynki (Sampdoria), Kamil Glik (Benevento), Nicola Zalewski (Roma) e Szymon Zurkowski (Fiorentina). Insomma, una nazionale da seguire con attenzione e simpatia.

Robert Lewandowski
Robert Lewandowski