Mercoledì 24 Aprile 2024

Messico beffato, il giallo non è a lieto fine

Qualificazione in bilico fino all’ultimo: la Polonia stava passando perché aveva meno ammoniti, poi il gol di Al Dawsari ha chiuso il conto

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di Doriano Rabotti

Quando a pochi minuti dalla fine il guardalinee e poi anche il Var hanno tolto ad Uriel Antuna il gol del 3-0 per un giusto fuorigioco, forse i tifosi del Messico hanno finito di capire che la partita della vita era stregata. Impossibile rimontare contro il destino, ma i ragazzi del ’Tata’ Martino ci hanno provato fino in fondo, e avrebbero anche meritato di farcela.

Chissà, in realtà forse è meglio così, forse è meglio aver preso nel recupero il gol di Al Dawsari, uno che aveva punto l’Argentina e che ha finito per cancellare anche l’ultimo rimpianto dei centroamericani. Che se la devono prendere prima di tutto con loro stessi, visto che hanno segnato solo due gol con ventisei tiri in porta in una gara dominata. Ma fino a quando Al Dawsari non ha realizzato la rete che ha dato alla Polonia il vantaggio decisivo, i biancoverdi avrebbero avuto ben altro rammarico, ben altri motivi per piangere sul latte versato e sul gol mancante e mancato.

Perché sul 2-0 tutti i numeri erano pari con la Polonia, che stava passando soltanto per i cosiddetti punti fair play, il penultimo criterio disponibile (l’ultimo è il sorteggio) per stabilire chi va avanti in caso di parità in classifica. In pratica i polacchi sarebbero passati agli ottavi perché nelle tre partite del girone, a parità di differenza reti, di gol totali fatti, di scontri diretti (le due squadre avevano pareggiato), hanno subito tre ammonizioni meno di Lozano e compagni, qualcosa senza precedenti nella storia del mondiale di calcio.

Restare a casa perché ti hanno ammonito tre volte più degli altri, soprattutto considerando il livello non esattamente uniforme degli arbitraggi in questo mondiale, sarebbe stata una beffa atroce per Ochoa e i suoi fratelli. Che hanno avuto comunque l’ultima chance, perché anche sul 2-1 con poche manciate di secondi da giocare, una rete avrebbe consegnato gli ottavi al Messico. E invece niente.

Gerardo ’Tata’ Martino, argentino, aveva spiegato prima di sfidare la sua terra madre nella seconda partita che avrebbe dato il massimo per il Messico: sicuramente l’ha fatto anche ieri, sicuramente ai biancoveri non sono mancate né la grinta né l’impegno, contro un’Arabia Saudita uscita molto ridimensionata dalle ultime due gare dopo l’exploit nella gara d’apertura ai danni di Messi e compagni. Già, Leo: sarebbe bastato trasformare il suo rigore, per regalare a Martino un sogno. E invece niente.

L’uscita degli arabi sancisce anche la definitiva eliminazione del mondiale più medio-orientale della storia, dopo il Qatar e l’Iran. La volpe del deserto Renard non ha completato l’opera, alla fine sull’erba dello stadio Iconico di Lusail piangono tutti, vincitori e vinti, mentre nell’altra gara del girone brindano tutti, sconfitti e trionfanti. Il mondiale di calcio più strano della storia forse ieri sera ha emesso i verdetti più logici in termini di valori calcistici puri. Ma se la Polonia avesse superato il turno per tre cartellini gialli, sarebbe stato segnato un altro record storico.

Anche no, grazie.