Mercoledì 24 Aprile 2024

Lo psicologo che studia i rigori: "Ecco il segreto per vincere le partite"

Il norvegese Jordet ha analizzato tutte le gare risolte dal dischetto dal 1976: "Chi festeggia aiuta i compagni a non sbagliare"

L'esultanza dei giocatori argentini per la vittoria contro l'Olanda

L'esultanza dei giocatori argentini per la vittoria contro l'Olanda

Ha passato gli ultimi cinque anni a studiare i calci di rigore. Solo che non stiamo parlando di un direttore sportivo, un allenatore, un match analyst: Geir Jordet è uno psicologo norvegese che ha scelto un campo di ricerca molto particolare. Basta scrutare il volto di chi si trova a dover calciare o parare un rigore, ma soprattutto di chi li guarda, per capire che di psicologia ce n’è tanta, in ballo.

Lo psicologo norvegese Geir Jordet
Lo psicologo norvegese Geir Jordet

Jordet ha 48 anni, è professore alla scuola di scienze sportive della Norvegia, è anche un appassionato di calcio, ma in realtà questa è solo la chiave che apre la porta sul mondo della sua ricerca. Instancabile, negli ultimi cinque anni: "Ho dormito un po’, ho mangiato quando dovevo, per il resto ho studiato i calci di rigore", ha raccontato al Wall Street Journal. Quello che ha scoperto è di grandissima utilità non soltanto per gli appassionati di calcio: capire il modo in cui una persona reagisce sotto una pressione psicologica ed emotiva come quella dei calci di rigore può essere utile in altri ambiti professionali. Anche se tutto parte da un’esperienza personale giovanile: "Una volta ho dovuto calciare un rigore, il mio cuore batteva all’impazzata. Volevo tirare a destra, ero così nervoso che feci gol, ma a sinistra".

I dati

Dal 1986 a oggi, una partita su cinque ai mondiali è stata risolta dalla ‘lotteria’ dal dischetto. Nella storia della coppa del mondo maschile erano stati realizzati 261 rigori su 370 tentativi, prima dell’inizio della rassegna in corso in Qatar. Jordet ha studiato ogni shootout, ogni spareggio disputato dal 1976 nei mondiali, negli Europei e in Coppa dei Campioni-Champions League. Lo ha fatto cercando i video su youtube, contattando emittenti televisive e poi collezionisti privati che hanno le cassette vhs degli…episodi mancanti. Ha fatto interviste ad alcuni calciatori protagonisti. "E sono anche riuscito a rimanere sposato, è un grande risultato". Una spinta gliel’ha data il fatto di aver vissuto dal 2004 in Olanda, paese che viveva già come trauma nazionale la serie incredibile di eliminazioni dal dischetto tra Europei e Mondiali. Serie che qualche giorno fa in Qatar si è allungata.

Le emozioni

Quando una partita arriva ai rigori, tutto il pathos si concentra in pochi minuti. E’ uno spettacolo breve, tutte le emozioni stipate in un tempo piccolo. Piace agli spettatori, ma per i calciatori è una tortura. Non per i portieri: eroi se parano, nessuna critica se non lo fanno. Per gli altri al contrario è pronta la gogna. "Ansia" è la parola che i calciatori hanno associato più spesso agli spareggi. Jordet ha studiato tempi di esecuzione, linguaggio del corpo, esultanze e rabbie, il fatto che alcuni giocatori evitino qualsiasi contatto visivo con compagni e avversari mentre altri lo cercano quasi disperatamente. Un calciatore ha detto di essere terrorizzato dalla possibilità che "alla tv si accorgessero che mi tremavano le gambe". Le statistiche dicono che chi calcia in modo frettoloso ha più probabilità di sbagliare rispetto a chi è calmo e in pieno controllo. E dimostrano che i rigori sono sport di squadra.

Che cosa allenare

Il professor Jordet è arrivato ad alcune conclusioni. Scientifiche, non da tifoso. La prima è quasi banale: provare e riprovare in allenamento, allo scopo di far diventare il gesto tecnico qualcosa di meccanico, "quasi da robot". Ma la pressione psicologica in allenamento non è replicabile. "Lì bisogna rallentare, respirare con calma, avere fiducia nelle routine è importante". E poi c’è l’esultanza contagiosa, che rende i rigori un lavoro di squadra mascherato da prestazione individuale: più un giocatore festeggia in modo vistoso con i compagni un rigore trasformato, più alte sono le possibilità che anche gli altri facciano gol. "Alzate le braccia, battetevi il petto, strappatevi la maglietta. E mentre aspettate che tocchi a voi non rimanete isolati a centrocampo. Comunicate, parlate con gli altri, muovetevi. Interagite. Le squadre che stanno ferme e zitte a centrocampo perdono più spesso". Se Brasile e Olanda l’avessero saputo prima…