Giovedì 18 Aprile 2024

Chi sbaglia paga: succede (quasi) sempre

Da Martinez al Tata Martino fino ad Addo, dimissioni immediate in Qatar dopo l’eliminazione: e in Italia sono tutti serenamente al loro posto

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di Leo Turrini

Scrisse una volta Indro Montanelli, poi copiato da molti altri: in Italia pochi hanno il coraggio di presentare le dimissioni, perché non vogliono correre il rischio che qualcuno le accetti.

Ora, è pur vero che negli ultimi giorni, tra amministratori della Juve e capo della Ferrari da Gran Premio, da Andrea Agnelli a Mattia Binotto, l’antica convinzione ha preso a scricchiolare. Eppure…

Eppure, fa un certo effetto, in un Paese che per due volte ha clamorosamente fallito la qualificazione ai mondiali, fa un certo effetto, dicevo, scoprire che Martinez, il ct del Belgio, ha immediatamente rinunciato al posto di lavoro non appena Big Rom Lukaku aveva finito di divorarsi gol a porta vuota. E Tata Martino, l’argentino che allena il Messico, ha preso congedo dagli eredi di Pancho Villa non appena si è materializzato lo spettro della precoce eliminazione. Ieri ha fatto altrettanto Addo, il ct del Ghana: dice che era previsto, ma intanto ha salutato anche lui dopo l’eliminazione. In Germania, dove si stanno abituando ad una desolante scomparsa dalla mappa del calcio che conta, mister Flick sta malinconicamente meditando sul da farsi. E in Spagna gira voce che, se i costaricani avessero battuto i tedeschi, Luis Enrique si sarebbe diretto verso la porta.

Naturalmente e a scanso di equivoci, lo sappiamo bene: mica è sempre colpa del tizio che sta in panchina o che davanti alla panchina cammina nervosamente. Ed è altrettanto vero che la vittoria ha molti padri, mentre la sconfitta è sempre orfana. E ancora il rito del capro espiatorio, dell’agnello sacrificale, appartiene ad una (in) cultura che è persino nobile contrastare.

Detto questo, noi siamo orgogliosamente italiani. Questo è il secondo mondiale che mestamente consumiamo davanti al televisore. Trattasi di umiliazione sportiva, accompagnata da una conseguenza generazionale: ammesso gli Azzurri stacchino il biglietto per il torneo del 2026, chi allora si iscriverà all’università in pratica non avrà memoria di un Mondiale italiano. In compenso, ieri ci siamo goduti le lacrime di gioia dei sud coreani. Possibile che il suo collega uruguaiano si dimetta. Da noi, quattro anni fa manco Ventura voleva togliere il disturbo. Il Mancio, kappao con la Macedonia, si è salvato per pregressi meriti Europei.

Come è che diceva Montanelli?…