Martedì 23 Aprile 2024

Mondiali, quando il biscotto è indigesto: tutti i risultati "sospetti" passati alla storia

Germania preoccupata per quel che può accadere in Spagna-Giappone, ma forse i tedeschi dimenticano il passato. Le partite più famose che hanno coinvolto anche nazionali blasonate

La Spagna ha già messo le mani avanti ("Noi pensiamo sempre e solo a vincere, non giochiamo per il pareggio con l’intenzione di eliminare altre nazionali...") ma in Germania il timore di un 'biscotto' fra le Furie Rosse e il Giappone - che di fatto caccerebbe dal Mondiale i tedeschi - è forte. Qualcuno già si è ribellato: "Ma guarda da che pulpito viene la predica...", riferendosi alle preoccupazioni del gruppo guidato dal ct Flick. E già, perché la Germania in tema di 'biscotti' se ne intende.

Basta rileggere la storia del calcio. Passo indietro: non parliamo di cucina e di pasticcerie, anche se la parola 'torta' o 'biscotto' può farlo pensare avvicinandosi il Natale. In realtà il 'biscotto' nel pallone è ben conosciuto oltre a essere una pratica antica. Chiamarla 'combine' magari è esagerato, possiamo però dire che è un risultato che certamente fa comodo a entrambe la squadre (quindi una decisione a priori di arrivare a un determinato punteggio finale). Che però alla fine potrebbe danneggiare (come in questo caso) gli interessi delle altre formazioni. Il nome 'biscotto' arriva in prestito dal mondo dell’ippica, dove per biscotto si intende quello infarcito con sostanze proibite che viene dato a uno o più cavalli prima della gara per alterarne la prestazione e quindi il risultato.

Se volessimo prendere il tutto con un sorriso dovremmo ricordare le parole di Gianluigi Buffon, che qualche anno fa, commentando i clamorosi risultati che spesso si vedono a fine stagione, ne diede una definizione che rispecchiava in maniera limpidissima la realtà: "Meglio due feriti che un morto". Diciamo pure, non un inno alla sportività. Sia chiaro però: c’è una enorme differenza tra un 'biscotto' e una partita aggiustata per altri motivi (peggio se illeciti), visto che nel primo c’è un vantaggio sportivo e nel secondo magari un vantaggio economico. Ovvio, difficile trovare e avere prove sul fatto che i calciatori possano accordarsi per indirizzare un risultato, ma, come diceva qualcuno, "a pensare male si fa peccato ma spesso si azzecca".

Il primo caso di biscotto risale addirittura al 1898, quando Stoke City e Burnley pareggiarono intenzionalmente nel test match finale del campionato in modo da assicurarsi che fossero entrambi in Prima Divisione la stagione successiva. Dopo quella partita la Lega inglese dovette cambiare le sue regole. Tornando più o meno alla storia dell’ultimo mezzo secolo, vediamo le partite in cui il termine biscotto sembra abbinarsi meglio. Ricordando che proprio la Germania è stata protagonista di forti sospetti. Volete le prove? Quelle non le abbiamo, ma la cronaca sì: a cominciare da quanto accadde nei Mondiali del 1974 ospitati dalla Germania (allora divisa) fra la formazione dell’Est e quella dell’Ovest terminata con la storica affermazione (1-0) della modesta nazionale dell’Est nei confronti dei cugini occidentali, forti, ricchi e famosi. La rete di Jürgen Sparwasser entrò nella leggenda, ma a volte non si ricorda che, lasciando alla Ddr il primato nel girone, Beckenbauer e compagni evitarono il girone di semifinale con Brasile e Olanda, trovandosi di fatto la strada spianata verso la finale di Monaco di Baviera affrontando le più abbordabili Jugoslavia, Svezia e Polonia. 

Di peggio accadde nei Mondiali del 1982 in Spagna nella sfida Germania Ovest-Austria: all’epoca le ultime partite dei gironi non si giocavano in contemporanea e così quando le due squadre scesero in campo a Gijon sapevano benissimo che in caso di vittoria dei tedeschi per 1-0 sarebbero passate entrambe, facendo fuori per differenza reti l’Algeria di Madjer (il tacco di Allah). Successe che dopo 10 minuti il gigante Hrubesch la mise dentro e poi non accadde altro. Un atteggiamento di entrambe le squadre passato alla storia con il nome di Patto di non belligeranza di Gijón. Un dolcissimo biscotto, tanto evidente quanto indigesto. Per tutti: un commentatore tedesco si rifiutò di continuare la telecronaca della partita, uno austriaco fu più esplicito, invitando gli spettatori a spegnere il televisore. Gli spettatori neutrali presenti allo stadio fischiarono le due squadre, invitandole a lasciare il campo, quelli algerini, forse presenti per controllare, sventolarono banconote all’indirizzo dei giocatori in campo. La Fifa non fece nulla a riguardo, ma dal Mondiale successivo le ultime partite iniziarono a giocarsi in contemporanea.

Uno dei 'biscotti' più clamorosi riporta invece al Mondiale del 1978 in Argentina: il 6-0 rifilato dai padroni di casa al Perù. Ma di gloria vera, nel torneo casalingo conquistato dall’Argentina della Giunta militare, non si può parlare. La gara di Rosario è entrata negli annali con il nome di 'Marmelada' al gusto peruviano. Il girone che conduceva diritti alla finalissima del Monumental vedeva sfidarsi Mario Kempes e compagni con gli storici rivali del Brasile; con il 3-1 della Seleção alla Polonia di qualche ora prima, all’Argentina contro il Perù servivano almeno quattro gol di scarto. Già nei giorni precedenti si era tanto parlato del portiere del Perù, Ramon 'El loco' Quiroga, argentino naturalizzato, perché toccava a lui, nato proprio a Rosario e con un passato nel Rosario Central, difendere la porta peruviana nella gara decisiva. Di fatto dovette chinarsi ben 6 volte per raccogliere palloni nella propria rete, spianando alla nazionale di Menotti la strada verso la finale e la coppa del mondo. 

E ancora, Italia ‘90: Argentina-Romania, terza gara del girone B. Il Camerun a sorpresa era primo in classifica con due vittorie mentre Maradona e i romeni, sconfitti proprio dagli africani all’esordio, dovevano guardarsi le spalle dall’Urss. Un pareggio, però, avrebbe garantito a entrambe le squadre il passaggio del turno (all’epoca, mondiale a 24 squadre, si qualificavano anche le migliori terze) e alla fine nel giro di 7’ arrivò l’1-1 che rese vano il 4-0 dei sovietici. Sempre in quell’edizione da segnalare anche il pareggino (1-1) fra Irlanda e Olanda che qualificò entrambe a scapito del povero Egitto.

Salto in avanti, Usa ’94. Russia-Camerun, terminata 6-1, passò alla storia essenzialmente per due ragioni: le 5 reti di Oleg Salenko (record di singole segnature in un match mondiale) e quella di Roger Milla, il più anziano giocatore ad andare in gol in una Coppa del Mondo a 42 anni e rotti. Ma fu pure la partita che consentì all’Italia di Sacchi il passaggio agli ottavi come migliore terza grazie alla vittoria dei russi, peraltro già eliminati. Ad alimentare i sospetti fu il largo punteggio e l’exploit isolato del bomber Salenko, capocannoniere del mondiale assieme a Stoichkov. Del russo si persero velocemente le tracce.

Non è comunque l’unico caso con gli azzurri coinvolti: nel 1982 fu molto discusso l’1-1 fra Italia e Camerun, vista la dinamica considerata strana da alcuni osservatori esterni. L’Italia puntava al pareggio per passare al girone successivo, il Camerun venne accusato di non aver fatto nulla per arrivare alla vittoria, l’unico risultato buono per andare avanti. Negli anni successivi diverse inchieste giornalistiche – soprattutto quella di Oliviero Beha – provarono a scavare in quella partita. In compenso l’Italia ha subìto torti ben più evidenti: non parliamo di Mondiali, ma certamente rimarrà nella storia il 2-2 fra Svezia e Danimarca agli Europei 2004. Il biscotto per eccellenza – o se preferite, un uber-biscotto –: le due squadre non dovevano semplicemente pareggiare, ma dovevano farlo per 2-2. In quel 22 giugno 2004, svedesi e danesi dimostrarono a tutti che si può arrivare a un numero preciso di gol senza fare sceneggiate plateali. Nulla è dimostrabile, verò, colpa dei 'soliti complottisti' italiani: difficile pensare, però, che quella partita sia finita con quel punteggio perché capita. Fu semplicemente la perfetta riuscita (il gol finale è arrivato all’89′) di un piano neppure troppo elaborato visto che sugli spalti era pieno di tifosi che inneggiavano al 2-2. Ma al gol di Mattias Jonson che a Oporto fissò il risultato sul 2-2 tra Svezia e Danimarca mandandoci mestamente a casa senza corona, abbiamo capito che in fondo non siamo noi italiani quelli cattivi...