Argentina-Francia, la partita del secolo nuovo

La riedizione 4.0 di quell’Italia-Germania 4-3 del 1970. Forse di Coppe ce ne sarebbero volute due, davvero

Mbappé e Messi nella finale del Mondiale (Ansa)

Mbappé e Messi nella finale del Mondiale (Ansa)

La partita del secolo nuovo. La riedizione 4.0 di quell’Italia-Germania 4-3 del 1970. Messi è campione del mondo, l’Argentina è iridata per la terza volta. Ha trionfato ai rigori, l’Albiceleste. Ma ha vinto, in verità, il calcio. Il calcio di quando eravamo bambini. Il calcio che è emozione purissima, in un miscuglio di passione e follia, di delirio e di talento.

La Francia è stata sconfitta ai rigori, dopo aver rimontato due volte con un Mbappé pazzesco, tripletta senza gioia, ma Mbappé è il Messi di un futuro che è già qui.

Eh, che ci volete fare? Io, come tanti, sono invecchiato con Leo. Inteso come Messi. L’eroe del pallone che ha attraversato le generazioni, disseminando ovunque le pepite di una classe che ha ricevuto in dote dal Dio della pedata.

Non è stata una partita e stop. È stato un viaggio tormentoso e tormentato sui sentieri della selvaggia esasperazione fisica e tecnica. La Francia più moriva e più risorgeva. Forse di Coppe ce ne sarebbero volute due, davvero.

Ma il Destino sapeva di avere un debito, come tutti noi che adoriamo il football, con il Leo della genialità prestata al popolo, al pubblico e non mi riferisco solo alle plebi argentine. Quando allo scadere del secondo tempo supplementare il portiere Martinez ha compiuto una parata incredibile, beh, lì tutto si è chiarito.

La Mano de Dios (anche se Martinez ha salvato i suoi di piede, ehm ehm: licenza poetica, dai) aveva deciso.

Messi poteva raggiungere Maradona nell’empireo delle Leggende. Lo ha fatto al termine della nuova Partita del Secolo. Se era un sogno, non svegliatemi.

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